TENDENZE, DESIGN E DISTRIBUZIONE

Tradizione tessile come valore globale

Nella storia e nelle tradizioni del tessile europeo ci sono molti paesi che possono rivendicare un ruolo importante e caratterizzato a fianco dell'Italia. In passato le manifatture tessili attraversavano tutto il nostro continente, ma col passare dei decenni - soprattutto nella seconda parte del '900 - molte nazioni hanno visto trasformare le loro realtà tessili da manifatturiere a commerciali e distributive. Chi, almeno in parte, ha resistito (oltre ovviamente al nostro Paese) è proprio il Belgio con la sua solida tradizione nel tessile e, in particolare, nell'arredamento. Chi, almeno una volta, può dire di non aver sentito citare il "tessuto delle Fiandre" o, ancor più semplicemente, la "fiandra" a indicare non una regione del Nord Europa ma proprio una tipologia di tessuto, per esempio per arredare una tavola importante?
Ci è parso quindi che partire proprio da una storica azienda liniera belga per iniziare la nostra esplorazione delle imprese e delle indicazioni di tendenza e mercato di questa importante parte del nostro continente, fosse il modo più giusto per dare spazio e voce a complessi manifatturieri di assoluto valore. Industrie, tessiture, famiglie tessili che non solo hanno storie e percorsi solidi alle spalle, ma hanno anche determinato lo stile e la tendenza dell'arredare tessile mondiale segnando modelli estetici molto precisi e di successo.
Eccoci allora trasferirci idealmente a metà strada tra Bruges e Bruxelles, dove sorge la Nelen & Delbeke, un’azienda storica del Belgio che dal 1923 porta avanti la tradizione dei filati delle Fiandre. Un'industria che si avvia a festeggiare il secolo di attività e che ha visto succedersi, in una gestione ancora oggi "familiare", tre generazioni di Nelen e quattro di Delbeke: praticamente una dinastia di assoluto valore - e quindi orgogliosamente presente a Cernobbio per Proposte e a Francoforte per Heimtextil - fondata sul lino.
Ciò che volevamo capire innanzitutto era quanto fossero simili o differenti tra le nostre imprese tessili e quelle del Nord Europa le dinamiche tipiche che competono l'attività di un'industria tessile: dalla creazione delle collezioni alla scelta delle tendenze, passando per l'approccio alla clientela globale e alla competizione sui mercati internazionali. In estrema sintesi: noi in Italia parliamo ed esibiamo in continuazione i concetti di "Made in Italy", ma fuori dei nostri confini, per le aziende manifatturiere di valore, si può parlare di "Made ...nel loro paese" o sono altre le leve di marketing che vengono utilizzate?
Diciamo subito che, nel caso della Nelen & Delbeke, i punti di contatto con l'attività delle nostre imprese sono molto più visibili delle differenze: tradizione, esperienza tessile, filati e materie pregiate, tessuti esclusivi, riferimenti storici. Insomma, facendo una battuta, se non fosse a Kruisem, la tessitura belga potrebbe tranquillamente essere in Brianza!
A Liesbeth Imschoot, che in Nelen & Delbeke lavora nell'area commerciale, abbiamo quindi posto un po' di domande per comprendere e inquadrare meglio la loro attività partendo proprio dalle questioni inerenti alle tendenze e ai prodotti.

D. - Quali sono le tendenze estetiche e materiali più importanti che proponete nella vostra prossima collezione?
R. - La nostra storia e la nostra specializzazione parla da sempre del lino come protagonista assoluto. Per questa ragione, al di là delle scelte estetiche e decorative e delle coloriture, è sempre la materia naturale, il modo di tesserla, la scelta dei filati e delle lavorazioni di tessitura e finissaggio a definire le indicazioni di tendenza. Anche quando usciamo dalla classicità del nostro lino delle Fiandre la nostra ricerca si concentra soprattutto sulla scoperta e sull'uso di filati strutturati di grande valore e ovviamente naturalità come la juta e la lana.

D. - Esiste ancora un profilo preciso e riconoscibile di "tessuto delle Fiandre" sul mercato o è una definizione ormai solo storica?
R. - Esiste eccome. Riceviamo, da questo punto di vista, moltissime richieste e desiderio di rassicurazione dai nostri clienti. È un valore aggiunto ancora importantissimo per il successo delle nostre collezioni e l'origine dei nostri filati è sempre una delle prime informazioni che la clientela va a verificare. Non solo. L'essere un'azienda che lavora ancora il lino delle Fiandre crea spessisimo motivi di contatto e di curiosità presso la clientela che non ci conosce e dà a loro l'opportunità di scoprire di più sull'origine e la storia della fibra naturale. Dunque per noi è la prima ragion d'essere: il lino è sempre cresciuto nelle Fiandre e noi siamo orgogliosi di lavorarlo.

D. - Voi proponete uno stile universale "Nelen & Delbeke" o adattate le collezioni alle esigenze di ciascun mercato in cui vi proponete?
R. - Diciamo che applichiamo entrambe le strategie. Partiamo dal presupposto che il lino ha un suo tipico aspetto e consistenza. Per esempio sappiamo tutti che è caldo in inverno e fresco d'estate, che la sua mano si esalta soprattutto con lavorazioni di tessitura evidenti. Perciò è chiaro che il profilo delle nostre collezioni ha una personalità unica e riconoscibile ovunque: Nelen & Delbeke è un tessitore liniero, ed è così in tutto il mondo. È altrettanto vero però che noi lavoriamo con grande attenzione sulle richieste della clientela, siamo disponibili a realizzare assolute personalizzazioni, anche su base esclusiva, delle collezioni prescelte e quindi, in questo caso, operiamo vere e proprie "localizzazioni" sul design e sulla composizione dei prodotti.

D. - Per la vostra azienda si avvicinano le celebrazioni per il centenario. Non avete mai abbandonato la vostra anima liniera ma in questi anni per caso è cambiato il rapporto del cliente con i materiali naturali?
R. - Se si riferisce alla fedeltà della clientela al tessuto in materia naturale posso dirle che è valsa in tutti questi anni e vale tutt'ora. La nostra è una clientela fidelizzata e fedele. Cambiano le generazioni ma la familiarità verso il tessuto di lino e l'affidabilità che garantiamo come impresa sono valori che rimangono. C'è una forte componente tradizionale in tutto ciò. È ovvio che però non possiamo basarci solo sulla conservazione della clientela, dobbiamo sempre proporre innovazione per attrarre nuovi clienti e nuove generazioni. Ecco allora che la ricerca si orienta a trovare nuovi filati - per esempio stiamo facendo grande ricerca sulla testurizzazione e conseguenti lavorazioni di tessitura, - nuovi processi di nobilitazione e rifiniture per aggiungere stimoli e dare valori innovativi alle proposte. In poche parole, la qualità è il valore costante ed è ciò che fa tornare il cliente, mentre le collezioni si ampliano ed evolvono e suscitano curiosità. Credo proprio che questa sia la ragione per la quale stiamo crescendo particolarmente nell'area dei produttori di mobili.

D. - Jacquard, operati, falsi uniti o tessuti piani monocolore: cosa richiedono di più i vostri mercati di riferimento?
R. - Storicamente i tessuti caratterizzati da una certa semplicità sono quelli che meglio si adattano al lino come materia protagonista e infatti sono da sempre i nostri campioni di vendite. Ciò non toglie che la nostra anima di tessitori ci ha dato una grande esperienza anche nello jacquard e quindi in collezione ci sono anche proposte fortemente decorative con grandi rapporti di disegno, piccoli decori all over o i più classici tessuti operati realizzati su telai piani.

D. - La variabile prezzo, per la fascia di mercato a cui fate riferimento, è una variabile che assume sempre più peso?
R. - Sono cosciente che oggi il prezzo, sul mercato mondiale, è una variabile sempre più importante che può determinare da sola il successo o il fallimento di business anche consolidati. Tuttavia tutta la nostra clientela sa che noi siamo linieri e quindi legati a una fibra che cresce in natura e il cui prezzo è soggetto alle qualità e quantità del raccolto di ogni anno. Di conseguenza il prezzo finale del tessuto lo determiniamo noi solo in parte e non può essere considerato un discrimine assoluto. Questo fattore limita in parte la nostra attività ma, a dir la verità, in qualche modo anche la protegge, perché qualsiasi cliente che conosce questa realtà non può ignorarla. Non a caso il mercato verso il quale puntiamo per una crescita importante è un mercato ricco e ad alta disponibilità economica, quello americano.


MADE IN PROPOSTE

Prima del report dalla Germania, ancora qualche anticipazione 2020...

In attesa del comunicato finale che farà sintesi di questa 50esima edizione di Heimtextil, per poi redigere il nostro report sulla manifestazione, sugli espositori e sulle collezioni viste, diamo ancora spazio alle imprese che ci hanno indicato le loro tendenze attraverso le anticipazioni di collezione per questo anno appena iniziato. In questo servizio abbiamo fotografato nuove creazioni dell'italiana Lodetex, dell'indiana G.M. Syntex e del tessitore turco Vanelli. Tre imprese lontanissime tra loro in termini geografici ma che danno il segno di quanto Proposte sia davvero la sintesi mondiale del top in termini di tessuti e tendaggi per l'arredamento. Ed è questo il vero successo di questo evento: senza anticipare nulla, posso dire di aver ascoltato alcuni pareri di visitatori illustri sia di Heimtextil che di Proposte e l'opinione che la mostra di Cernobbio sia davvero la sintesi di massimo valore della produzione mondiale del tessile casa non è diffusa, è unanime.

Detto ciò veniamo a raccontare ciò che illustriamo anche nelle immagini. Cominciamo con le creazioni di Lodetex. L'impresa della provincia di Varese, nella realizzazione delle nuove collezioni 2020, ha voluto rispondere alla crescente richiesta della sua clientela, Contract e residenziale, di tessuti che rispettino l’ambiente. In quest’ottica ha investito ingenti risorse nella ricerca di materie prime “green” (antimony free, recycled, eccetera) e di processi produttivi sempre più incentrati sul tema del risparmio energetico. Nello stesso solco strategico si è concentrata sulla ricerca di prodotti per la tintura e il finissaggio con il più basso impatto ambientale possibile. Tutto ciò partendo dalla considerazione che i concetti di sostenibilità sono oramai considerati centrali e che, da qui ai prossimi 5 anni, saranno sempre più importanti. Ma non è solo una questione di sostenibilità dei processi produttivi: l'aspetto sul quale Lodetex sta lavorando con grande attenzione è quello che permetterà di riciclare i prodotti alla fine della loro vita (cradle to cradle).
In tema di tendenze l'impresa opera delle scelte calibrate e distinte: per le collezioni dedicate al mondo Contract le scelte estetiche e coloristiche ricadono su tonalità blu indaco e colori intensi che integrano i toni più neutri e classici, mentre quando si guarda alle linee sviluppate pensando all’editoria tessile e al settore dell’home interior le coloriture si fanno più tenui, partendo dai bianchi, dai beige per arrivare ai toni più sofisticati come il cipria, mauve e classic blue. In generale la ricerca di filati ed armature di Lodetex è stata rivolta all’ottenimento di tessuti innovativi, con un'attenzione specifica alle mani e agli aspetti più particolari: armature e materiali che garantiscono effetti tridimensionali, cimature inusuali per ottenere nuove trasparenze e finissaggi capaci di creare goffrature morbide e sensazioni di benessere. A illustrare tali indicazioni abbiamo fotografato due novità: il tessuto da tendaggio Star Light White, in 100% Trevira CS (in altezza cm 310), caratterizzato da una lavorazione jacquard con un delicato tratteggio verticale su una base di garza leggera e il tessuto Est 3, sempre in Trevira CS, uno jacquard decisamente più pesante, indicato per la decorazione (altezza cm 320), con un complesso disegno astratto e nuances di colore che si alternano a piccole campiture di bianco.

Dalla provincia di Varese, compiamo un lungo ipotetico viaggio e sbarchiamo in India, dalle parti della G.M. Syntex, una grande tessitura che, in poco più di vent'anni (dalla produzione di collezioni d'abbigliamento femminili, solo nel 1999, passò al tessuto d'arredamento per la casa) è diventato uno dei protagonisti della scena tessile internazionale, con una potente struttura verticalizzata forte di oltre 300 telai e duemila dipendenti. Le tendenze, i veri e propri mood, per le collezioni 2020 di G.M. Syntex si concentrano sulla morbidezza dei toni e sulla Natura come elemento di richiamo e di legame tra le varie proposte decorative: le parole chiave della collezione sono semplicità e artigianalità, alla ricerca di un contatto immediato e istintivo, tattile e visivo col tessuto attraverso tematiche floreali, trame naturali, decori animali e astratti. I colori giocano con tonalità di bianco, caramello e beige, a cui si aggiungono le declinazioni dei terracotta e dei marroni. In genere tinte calde coniugate, talvolta, con grigi morbidi.

A sostegno di tali tesi abbiamo fotografato due tessuti: il primo si chiama "Cosa" ed è uno jacquard in 54% cotone e 46% lana rigenerata, dedicato alla decorazione e realizzato in altezza cm 140, con un delicato motivo floreale/tropicale su un fondo unito, disponibile in varie declinazioni cromatiche morbide. Il secondo è "Chico": un tessuto realizzato su una base di lino e viscosa (in altezza cm 140) con un ricamo all over in cotone ed effetto complessivo délavé. Una creazione a lavorazione piuttosto evidente e tridimensionale con un gradevolissimo effetto finale.

Qualche migliaio di chilometri a ritroso e ci fermiamo in Turchia, a Bursa per la precisione, dove troviamo un'altra grande protagonista internazionale del tessuto per arredamento, Vanelli. Ancora un'industria verticalizzata che tratta il tessile dal filato, passando per la tessitura e producendo collezioni per ogni genere di applicazione, dal residenziale fino al Contract con collezioni anche ignifughe in Trevira CS (è membro "Gold" del Club Trevira Cs fin dalla sua creazione). Anche del grande produttore turco abbiamo fotografato due tessuti: il primo è una trama larga per un tendaggio di medio peso - qui illustrato in bianco - realizzato per il 65% da fibra proteica rigenerata e dal 35% di poliestere riciclato FR. Il tessuto pesa 790 gr al metro lineare ed è disponibile in altezza cm 300; il secondo tessuto, più pesante e coprente (955 grammi al metro lineare), è uno jacquard realizzato con una composizione complessa - 70% poliestere, 25% lino, 4% viscosa, 1% clorofibra - il risultato è un tessuto con una mano molto morbida e avvolgente, con una lavorazione a rigatura verticale "legata" da fili orizzontali che richiama la tessitura manuale tradizionale. Un effetto artigianale supportato anche da colori naturali e grezzi.


PANORAMA MONDO TESSILE

Tessile sostenibile? Si può fare!

Il grosso rischio, parlando di sostenibilità, è quello di essere tutti appassionati ed emotivamente coinvolti ma poi di rimanere nell'ambito astratto dei concetti, senza riscontri concreti e quotidiani se non quelli dei macroeventi, quasi sempre climatici, che ci colpiscono. Tutto questo provoca una sorta di confinamento nell'astrazione delle problematiche d'impatto ambientale, nonostante sia molto facile, nella quotidianità di ciascuno di noi, renderci conto di quanto sia terribile e concreto il problema. Lasciando perdere le immagini da "disaster movie" di una Pechino arancione d'inquinamento atmosferico, basta guardare quanta plastica utilizziamo "monouso" ogni giorno con i semplici gesti della quotidianità per rendersi conto che siamo di fronte a una questione vitale.

Allo stesso modo, nel nostro mondo produttivo, diciamo la verità, si parla molto di sostenibilità, ma se ne discute quasi fosse un fastidioso obbligo a cui ottemperare nella costruzione di qualsiasi collezione da offrire alla clientela. Costoso e faticoso, da prevedere, ma più per rimanere sul mercato concorrendo con gli altri, piuttosto che per...continuare a respirare!

Ciò avviene, per esempio nel campo della manifattura tessile, a mio parere, più che altro per mancanza d'informazioni, ovvero per la non conoscenza dei veri numeri d'impatto ambientale della produzione quotidiana delle aziende del settore. I macronumeri, ancora una volta, non servono: dire che il tessile mondiale è, nella scala delle filiere che producono impatto ambientale,seconda in classifica, non serve a nulla anche perché, di fatto, la manifattura tessile veste e riveste miliardi di persone, di case, di automobili, eccetera. Sostenibilità diventa così più argomento di marketing di assoluta priorità.

Bisogna dare atto a Confindustria Moda e a Sistema Moda Italia di averci messo "la faccia" sull'argomento e, col convegno del 4 ottobre scorso a Milano, durante il quale sono stati presentati i due sistemi di misurazione dell’impronta ambientale di un prodotto/processo. PEF (Product Environmental Footprint, Impronta Ambientale di Prodotto) e OEF (Organization Environmental Footprint, Impronta Ambientale di un’Organizzazione), di aver affrontato l'argomento con la dovuta attenzione. Merito primario di tale sforzo va riconosciuto alla Commissione sostenibilità di SMI, presieduta da Andrea Crespi, presidente del comitato Sostenibilità di SMI e direttore generale di Eurojersey. L'impresa lombarda è fra i leader mondiale nella produzione di tessuti tecnici indemagliabili ma, soprattutto, è l'azienda che per prima nel settore tessile, nel 2007, ha cominciato ad affrontare l'argomento dell'impatto ambientale d'impresa. Rappresenta quindi un "case history" da leggere con particolare attenzione, sia per le aziende per capire cosa significa dedicarsi a un progetto del genere, sia per la clientela per acquisire la necessaria coscienza dello sforzo profuso dal produttore che si impegna a misurare la sostenibilità. I numeri, dunque, potrebbero sembrare noiosi, ma in questo caso sono il modo migliore per dare un senso reale - fuori dalle declaratorie di marketing - a un complesso progettuale davvero più sostenibile.

Eurojersey ha impostato un modello industriale unico e virtuoso in grado di promuovere un insieme di pratiche e tecnologie per ridurre l’uso di acqua, energia, prodotti chimici e rifiuti. Attenta all’ambiente grazie a una filiera produttiva a ciclo verticalizzato completamente Made in Italy, riesce a tenere sotto controllo l’intero processo produttivo e a monitorare costantemente i risultati del suo impegno nei confronti dell’ambiente.

Ovvio che un progetto così efficace può ottenere il massimo dei risultati solo in presenza di una gestione verticale dei vari processi di produzione. Una condizione che, nel settore dell'arredamento, raramente si verifica poiché la filiera è sempre più organizzata sulla base di rete d'imprese specializzate. Ciò tuttavia conta poco perché quello che ci interessa mettere in evidenza è proprio quanto un modello industriale virtuoso, in realtà, non porti solo dei vantaggi dal punto di vista del rispetto ambientale - e, a voler essere cinici, dal punto di vista del famoso marketing - ma concreti risparmi sul fronte dei costi, con un evidente miglioramento del conto economico.

E allora andiamo a vederli un po' questi numeri che sono il frutto dello studio che ha portato l'impresa lombarda a certificare la propria impronta ambientale con la PEF (Product Environmental Footprint), con l'attestato PEF 010/19 conferito da Certiquality ad aprile di quest'anno.

Nella "mission" dell'impresa stanno due parole d'ordine chiare che diventano concetti base di questo progetto: prima di tutto "riutilizzo", termine chiave del risparmio idrico che nell'ultimo anno ha permesso di recuperare ben 30 milioni di litri acqua nel proprio processo produttivo con un risparmio energetico di oltre 200 TEP (tonnellate equivalenti di petrolio). Inoltre, grazie agli ultimi interventi di efficientamento, l'azienda ha ridotto i consumi di gas metano di circa 350.000 metri cubi corrispondenti a meno 700 tonnellate di CO2. E poi "massiccia riduzione degli sprechi", ovvero riduzione degli scarti di lavorazione, ottimizzazione dei metodi di tintura e di stampa oltre a una gestione attenta del packaging. Tutto ciò ha contribuito a realizzare risultati importanti come il risparmio ogni anno di 4.000 metri di cellophane e 9.000 tubi di cartone da imballaggio.

Con la PEF, istituita nel 2013 dal Joint Research Centre (JRC) dell’Unione Europea come raccomandazione per tutte le aziende europee, Eurojersey attesta l'impronta ambientale sull’intero ciclo produttivo misurando 16 indicatori fra cui: la quantità di energia consumata per alimentare i processi produttivi, l'impronta di carbonio, l'impronta idrica, l'ecotossicità, l'eurtrofizzazione delle acque dolci e marine, l’acidificazione e la tossicità umana.

Valutando l’impronta idrica, che determina l’impoverimento delle risorse di acqua da attività umane svolte in un determinato territorio, su un metro quadro di tessuto tinto l'impatto ambientale di Eurojersey è risultato pari a 1,3 - 4,1 metri cubi di acqua mentre per la stampa il range è stato di 3,01 - 15,42 metri cubi di acqua. Considerando che l’impronta determinata da una bottiglia di 0,75 lt di vino fermo è pari a 1,27 metri cubi di acqua, il suo impatto risulta paragonabile quindi all’impronta ambientale di un metro quadro di tessuto. L’impronta di anidride carbonica che misura le emissioni di gas a effetto serra responsabili del cambiamento climatico ha dimostrato che un metro quadro di tessuto tinto ha prodotto un impatto sull'ambiente da 1,01 a 2,77 kg di CO2eq, mentre un metro quadro di tessuto stampato da 1,43 a 6,71 kg di CO2eq. L‘impronta di un kg di pasta è pari a 2,11 kg di CO2eq. L’impronta energetica di Eurojersey ha messo in luce che un metro quadro di tessuto tinto ha prodotto da 17,28 a 47,07 MJ, mentre il tessuto stampato da 23,69 a 112,82 MJ. Tale impatto è confrontabile con quello associato ad un’automobile Euro 5 che percorre 10 km pari a 49,1 MJ.

Quale è il costo ambientale che si nasconde dietro il valore economico di un prodotto? Eurojersey ha calcolato il valore in euro prendendo in considerazione i danni dovuti dalle emissioni di anidride carbonica lungo il ciclo di vita pari a circa 0,30 euro per un metro quadro di tessuto tinto e a circa 0,70 euro per un metro quadro di tessuto stampato. Tali costi sono stati calcolati utilizzando il fattore economico previsto dall’EPA (United States Environmental Protection Agency. Technical Support Document: Technical Update of the Social Cost of Carbon for Regulatory Impact Analysis- Aprile 2016).

Ecco qui, abbiamo cercato di rendere il ragionamento sulla sostenibilità concreto e reale. La coscienza che la filiera tessile ha un suo impatto, e questo può essere ridotto, può diventare il valore per le scelte del futuro della clientela: perché la variabile prezzo potrà anche essere importante ma, con la giusta dose di retorica e di orgoglio, far bene al pianeta coinvolge tutti e noi italiani possiamo essere all'avanguardia di tali comportamenti virtuosi dimostrandoci, ancora una volta, collocati nell'ambito dell'eccellenza. Come dice Andrea Crespi:« Misurare le performance ambientali di tutto il ciclo produttivo, e agire di conseguenza nel miglioramento di questo, oggi rappresenta un asset strategico per le nostre aziende della filiera italiana e un vantaggio competitivo anche nel mercato del tessile internazionale».

IL NOSTRO PROCESSO SOSTENIBILE (file .PDF)


MADE IN PROPOSTE

Un primo sguardo alle anticipazioni del 2020: i tessuti che verranno...

Che facile - ma che monotono - sarebbe se, ogni anno, in sede di analisi delle anticipazioni di collezione avessimo un tema univoco, semplice da individuare e da illustrare. Non è un caso che, in realtà, le famose "tendenze", al di là della obbligata poesia che deve giustificare l'impegno, da anni ormai non siano nient'altro che la riproposizione a carte mischiate di tutti i colori principali, semplicemente aggregati in insiemi diversi e con titoli fantasiosi. Attenzione però: il dire "tutti fanno tutto" è una lettura semplicistica e superficiale. Più giusto dire: "in fiera si può trovare tutto" perché la declinazione dell'offerta è talmente ampia da offrire più o meno tutte le soluzioni estetiche, materiche, d'ispirazione stilistica e decorativa possibili. Ma all'interno di questa ampia gamma di soluzioni si cela - e neanche tanto - l'estrema specializzazione di ciascuna impresa, sia essa (la specializzazione) voluta per questioni di strategia di mercato, storia e caratteristiche aziendali o altro. Ci sono tessitori o tendaggisti che cercano ancora di coprire ogni segmento, anche piccolo, delle richieste della clientela, nella speranza di essere sempre più punto di riferimento del buyer stesso, in una logica più di partner che di semplice fornitore, ma l'evoluzione del business appare sempre più come sintesi delle due tendenze: essere sì più partner ma partendo da una sempre maggiore specializzazione e quindi specifica affidabilità.

E proprio questo sembra essere il comportamento più diffuso tra le imprese che partecipano a Proposte anche perché, tra i pareri che abbiamo raccolto, sono pochi che credono alla possibilità - nel brevissimo - di aprire nuovi mercati, mentre tutti optano per un periodo di consolidamento, di rafforzamento dei rapporti già esistenti: quindi più intelligente dedicarsi a fare meglio quello che già si sa fare bene.

S'investe in ricerca sulla materie compositive e sulle combinazioni dei filati a seconda delle disegnature da comporre (Luna Home/Clerici Tessuto & C.) per lavorazioni sempre più curate ed emozionali; chi già è forte nel campo della fibra naturale (Nelen & Delbeke) tende ad affinare la materia e a sperimentarne di nuove (la canapa è sempre più gettonata...); la vivacità cromatica, posta su qualsiasi genere di supporto diventa il tratto distintivo che identifica la personalità di taluni (Ratti); e la forte spinta verso l'uso di materie riciclate e quindi l'essere stabilmente nel campo della produzione eco-sostenibile è uno dei percorsi tenuti in maggior considerazione (Cavelli).

Quest'ultimo argomento è parecchio citato nei discorsi di molti anche se, va detto, non tutti sono convinti che il tema sia di così grande importante per la clientela del comparto arredamento. Purtroppo - e diciamo purtroppo perché speravamo che il segmento di fascia alta dei consumi di tessuto e tendaggio fosse un pochino al riparo da un'esasperata lotta dei prezzi - ciò che invece viene sottolineato da tutti è il fatto che la variabile prezzo sia la più osservata e tenuta in conto dalla clientela. Un'ipoteca pesante su qualsiasi forma d'investimento in ricerca e in sviluppo di nuovi prodotti.

A voler ben guardare non ci sono particolari novità rispetto all'argomentare degli anni scorsi: tuttavia c'è maggiore insistenza sulle difficoltà. Un "sentiment" di vaga ineluttabilità sul fatto che sia sempre più difficile stare in questo mercato. Vedremo se tale impressione verrà confermata dopo gli eventi fieristici. Speriamo vivamente di no.

E allora cominciamo a guardare le anticipazioni dei tessuti che vedremo il prossimo anno.

Partiamo da Cavelli: il tendaggista lombardo mette l'accento su due temi, l'uso massiccio di materie e filati riciclati e una collezione nella materia naturale più "trendy" del momento, la canapa. Quest'ultima, molto simile al puro lino come effetto, peso e grado di trasparenza è declinata in 8 colori naturali e distribuita in altezza di cm 310 (foto 1). Le altre due creazioni sono mischie di filato in poliestere con un'alta percentuale di materia riciclata - il poliestere riciclato supera il 50% dell'insieme - e sono una versione più pesante, da 160 grammi al metro quadro e cm 300 di altezza, a lavorazione jacquard - collezione Orvieto - articolata in 5 colori di cartella (foto 2); e una più leggera - Ravenna - , da 85 grammi di peso e cm 330 di altezza, con una cartella colori ampia declinata su 16 diverse tinte unite (foto 3).

Passando a un campione del colore e della stampa come Ratti - ma non solo, come vedremo - il produttore comasco ci propone un tris di creazioni molto diverse fra loro ma "cugine" per l'innegabile forza del colore e del tratto decorativo. Cominciamo con un velluto jacquard in viscosa/cotone (rispettivamente 64% e36%), di peso medio - 615 grammi - e altezza classica da cm 140 (foto 4), realizzato con una tecnica di stampa a quadro (combinazione stampa pigmenti metallici e coloranti reattivi) e con una ottima resa alla prova Martindale (50mila cicli). Proseguiamo con un tessuto ricercato e raffinato: si chiama Toro, ed è un tessuto jacquard decoupè in 100% poliestere, piuttosto leggero (324 grammi al metro lineare) e realizzato in altezza di cm 150 (foto 5). Chiudiamo le anticipazioni di Ratti con un tessuto che, molto vitale nei colori e nel tratto decorativo, rientra maggiormente nel solco tradizionale del produttore comasco: si tratta di una tela in puro lino da 340 grammi al metro lineare, diffusa in altezza di cm 140, caratterizzata da una lavorazione a stampa digitale (foto 6).

Torniamo nella sfera della lavorazione jacquard per apprezzare il tessuto denominato Vintage, presentato da Clerici Tessuto & C. nella collezione Luna Home: si tratta di uno jacquard a campo intero con un rapporto di cm 140 da cimossa a cimossa. Il disegno rivela una lettura moderna di un tema decorativo che rievoca decori Anni 70 e grazie alla finezza dell’interpretazione a cad presenta sfumature che valorizzano l'effetto d'insieme. Una proposta per l’imbottito e la decorazione in 81% cotone e 19% poliestere, caratterizzato da un peso di 449 grammi al metro lineare (foto 7).

Chiudiamo questo primo assaggio di novità 2020 dando uno sguardo alle creazioni di un grande produttore europeo, da sempre attivo nell'ambito della fibra naturale più raffinata e sofisticata, il lino. Stiamo parlando della belga Nelen&Delbeke che presenta due tessuti caratterizzati da pesi diversi ma entrambi importanti, orientati allo stesso uso per imbottito. Si tratta di due tessuti piani a lavorazione abbastanza "grossier" tale da esaltare la tridimensionalità del filato di lino. Da notare che l'impresa di Kruisem presenta per il prossimo anno tre aree di ricerca e proposta cromatica sul tessuto di lino: i colori della terra (dal naturale al ruggine, ai marroni della terra), i colori profondi e ricchi (come verde, blu scuro, oker, mattone), infine i colori vibranti come i viola e i turchesi. Le due proposte tessili nell'immagine (foto 8) sono un "Dark Green" del peso di 1100 grammi al metro lineare (altezza cm 140) e un "Faded Natural" da 940 grammi al metro lineare e 133 centimetri di altezza.


TENDENZE, DESIGN E DISTRIBUZIONE

Ice - Agenzia, un partner prezioso. Vademecum per usarlo al meglio.

L'Istituto per il Commercio Estero - Italian Trade Agency, nell'ultimo decennio e forse più, ha vissuto un'intensa evoluzione e ha raggiunto un grado di efficienza pienamente paragonabile a quello di altre agenzie europee similari. Oggi - e non tutti ne sono a conoscenza - è un prezioso strumento da utilizzare da parte delle imprese italiane. In particolare può essere un validissimo supporto per un comparto manifatturiero composto da piccole e medie imprese che devono valorizzarsi sul mercato globale, ma da sole non hanno la forza di affrontare l'investimento di ricerca che sta alla base di un ingresso favorevole su un territorio commerciale sconosciuto. E, altrettanto importante, Ice - Agenzia può essere un punto di riferimento anche per una serie di operatori/clienti internazionali lontani che potrebbero faticare a conoscere tutti gli attori produttori di casa nostra, poiché i brand industriali di settore non hanno certo la potenza di marketing e di awarness che possono esibire i marchi italiani della moda o del design.
Per questa ragione abbiamo pensato di dare un piccolo contributo d'informazione su un'organizzazione che può rivelarsi un vero e proprio booster per l'esportazione delle nostre imprese e per i loro eventuali e nuovi clienti. Abbiamo posto una serie di domande a Ice - Agenzia, nella persona di Ines Aronadio che, dell'organizzazione, è direttrice ufficio coordinamento promozione del Made in Italy.

D. - Dott.essa Aronadio cosa deve fare un'impresa italiana dell'area tessile arredo casa se vuole contattare Ice - Agenzia allo scopo di aprire nuovi mercati in cui non è presente? Immaginiamo una sorta di vademecum per l'impresa che vi contatta per la prima volta...
R. - Iniziamo ricordando che Ice - Agenzia promuove le relazioni economiche dell’Italia nel mondo, aiutando in particolare le Pmi a conoscere, entrare e posizionarsi nei mercati esteri. L’attività è svolta in stretto raccordo con gli altri attori istituzionali preposti all’internazionalizzazione del Sistema Italia. Il portale ice.gov.it sul web rappresenta il primo canale di accesso informativo per le imprese. Consultabile per rubriche, è in grado di fornire direttamente e gratuitamente una serie di servizi on-line indispensabili per un primo approccio ai mercati e ai settori di riferimento.
La gamma di servizi che noi offriamo comprende la formazione, l'informazione, l'assistenza/consulenza, integrati in un unico catalogo customer-oriented. Queste attività sono svolte dai nostri uffici nel mondo e l’assistenza che sono in grado di fornire con i propri analisti è sempre almeno bilingue. Il network dell’Agenzia Ice conta 64 uffici e 14 punti di corrispondenza in 66 paesi nel mondo. Gli uffici sono diretti da personale italiano, ma tutti i dipendenti sono analisti del luogo: in questo modo garantiamo un'ottima conoscenza e affidabilità sulle informazioni di ogni area di business in cui operiamo.
Il primo gradino è composto dai servizi gratuiti: diamo informazioni di orientamento sulla singola nazione per verificare le possibilità di accesso e internazionalizzazione in un dato mercato. Dopo questa prima fase ci sono i progetti approfonditi e personalizzati. Con l'azienda che ci consulta creiamo un profilo di servizio per preparare un dossier d'informazioni composito. Un sistema di nozioni e conoscenze approfondito che viene costruito grazie a una piattaforma realizzata dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale con la collaborazione di Ice - Agenzia, Enit e Camere di commercio italiane all’estero. Queste attività di raccolta d'informazioni vengono svolte dalle nostre sedi di riferimento nei vari mercati di sbocco, ma sono solo una parte del lavoro. Esistono molte iniziative che si possono declinare in una sorta di programma di assistenza e d'azione promozionale continua, svolta dal personale in sede, che si dedica all’organizzazione di partecipazioni aziendali a fiere, seminari, mostre autonome nel settore della moda, per un totale di oltre 40 iniziative all’anno, con un budget annuale di circa 30 milioni di euro. Un esempio vincente di quanto realizziamo è Moda Italia che da oltre 20 anni realizziamo in Giappone.

D. - Un cliente estero del nostro settore, che non conosce le imprese italiane, come lo aiutate nell'individuazione di un partner del nostro paese?
R. - Il contatto con l’ufficio estero sul luogo è in questo caso fondamentale. Per poter offrire il servizio più completo e adeguato alle esigenze del cliente che desidera trovare un partner italiano, occorre fornire una serie d'informazioni indispensabili per costruire una sorta di profilo: si dovrà illustrare con chiarezza il settore di attività; fornire quante più informazioni possibili sui prodotti o i servizi che si vogliono realizzare; indicare l’indirizzo del sito internet e fornire opuscoli e depliant illustrativi, anche in formato elettronico, o comunque materiale promozionale dell'attività della propria impresa; infine esporre con chiarezza gli obiettivi di mercato e/o le caratteristiche del partner potenziale con cui avviare una collaborazione. Comunque ciascun ufficio estero opera in costante contatto con gli operatori locali e le associazioni interessate a rapporti economici con l’Italia quindi il rapporto e l'incontro viene estremamente facilitato. Inoltre, attraverso il sito di Ice - Agenzia è possibile accedere nella versione in inglese alle due sezioni "Find your Italian partner", in cui da una vetrina alimentata dalle singole aziende italiane l’operatore può ricercare e contattare il partner commerciale più adatto, e "Business opportunities", dove l’operatore estero può inserire la sua offerta di ricerca partner italiano.

D. - Quali strumenti mettete a disposizione dell'impresa italiana per analizzare i vari mercati in cui operate e scegliere di conseguenza quale affrontare?
R. - Come accennavo, dopo i servizi gratuiti che rappresentano il primo contatto tra impresa e Ice - Agenzia, esiste un complesso di strumenti più specifici, che vengono erogati come servizi a preventivo per offrire un sostegno specifico alle strategie di penetrazione e di consolidamento delle imprese nei mercati esteri. Prima di tutto schede prodotto, ovvero elaborazioni statistiche e sintesi grafiche che descrivono l’andamento della domanda mondiale di oltre 330 prodotti e, per ognuno di questi, i mercati più rilevanti, il posizionamento del nostro Paese, un focus sui principali concorrenti. Per ciascun prodotto si possono visualizzare anche i mercati di destinazione delle esportazioni italiane e i principali fornitori del nostro Paese. Poi abbiamo "Il tuo prodotto sul mercato", un dossier sulle potenzialità di un dato prodotto/servizio in uno specifico mercato, con informazioni quali: congiuntura economica, interscambio con l’Italia, offerta locale e concorrenti esteri, tendenze di consumo e target utilizzatori, informazioni contrattuali, doganali, fiscali e tecniche, principali fiere e media. E poi profili operatori esteri, individuazione di operatori locali con fornitura di dati relativi. Altro servizio cruciale è quello che riguarda le informazioni riservate su imprese estere e italiane. Tale relazione è un rapporto con informazioni aggiornate – la cui disponibilità potrebbe variare a seconda del paese – sull’operatore economico di interesse, quali i principali dati di recapito, la forma giuridica e i dati costitutivi, la situazione finanziaria e un giudizio riassuntivo e sintetico sulla situazione economico-finanziaria e sulla solvibilità. E ancora ci sono le ricerche di mercato personalizzate effettuate direttamente dall’ufficio estero o tramite agenzia specializzata. Esse includono note congiunturali economico-finanziarie del paese, analisi della domanda del settore d’interesse, distribuzione del prodotto italiano e della concorrenza, opportunità e criticità, informazioni sui principali eventi e manifestazioni locali del settore. Infine si può richiedere la ricerca clienti e partner esteri potenzialmente interessati a stabilire contatti d’affari con l’azienda italiana attraverso la selezione di operatori locali coerenti con il profilo aziendale dell'impresa italiana; l'invio di documentazione e/o campioni forniti dal richiedente alle imprese selezionate; un follow-up telefonico per riscontrare l’interesse all’offerta e una relazione finale sui risultati, con l’elenco e le considerazioni degli operatori intervistati.

D. - In generale in quali altre forme di attività e assistenza al business e alle relazioni professionali si declina l'attività di Ice - Agenzia in ordine all'impresa italiana che esporta o al cliente straniero che cerca un fornitore del nostro paese?
R. - Sono molte le attività relazionali che avvengono in continuazione a calendario. Prima di tutto l'organizzazione di incontri d’affari in loco e poi la preparazione e organizzazione di incontri bilaterali, sia con partner economici selezionati dai nostri uffici esteri, sia con operatori segnalati dal cliente italiano. Gli incontri si possono svolgere presso i locali dell’ufficio, presso le sedi dei potenziali partner esteri o presso spazi terzi. E ancora, rivolgendosi agli operatori dei paesi esteri, l'organizzazione di missioni di incoming in Italia alle principali fiere del settore (nel caso del tessile per esempio Milano Unica, Pitti, Milano Moda Uomo, Altaroma)

D. - Quindi la vostra attività di consulenza non si esaurisce in una forma di risposta a quesito singolo. Sembra di capire che si può prolungare per tutta la durata di un progetto di penetrazione su un mercato da parte di un'azienda...
R. - Certamente. Anzi, è una delle caratteristiche qualificanti della nostra mission. L’assistenza può svolgersi in maniera continua offrendo strumenti più personalizzati e di carattere pratico su questioni legali, doganali e fiscali, presentazione di domande per il rimborso delle tasse locali, consulenza per investimenti all’estero - cioè il servizio che offre un’analisi preliminare della congiuntura economica e della normativa del paese estero - la ricerca di controparti, assistenza e consulenza nelle trattative con i partner selezionati, l’espletamento delle procedure richieste dalla normativa locale, la ricerca di personale locale e immobili per l’avvio dell’attività. Diamo anche la possibilità di utilizzare le strutture Ice - Agenzia sul posto. Il servizio può consistere anche in recapito postale e telefonico, servizi di segreteria, utilizzo postazioni di lavoro attrezzate o altro da concordare. E poi c'è la pubblicità sui media esteri: qui forniamo diverse soluzioni che vanno dalla singola inserzione fino alla progettazione di piani pubblicitari personalizzati con selezione dei media più indicati.

D. - In ordine alle nuove forme di comunicazione attraverso internet e i social media ci sono iniziative specifiche di supporto alle imprese per la promozione sul mercato internazionale?
R. - Siamo molto attivi su queste nuove e indispensabili forme di commercio. Abbiamo accordi con piattaforme e-commerce come Yoox, Alibaba, Amazon, WeChat, eccetera. Su Alibaba, per esempio, abbiamo una specifica piattaforma in sviluppo che si chiama "Made in Italy" e stiamo lavorando con WeChat - ormai irrinunciabile in Cina - per fare qualcosa di simile. In ogni caso, su questo argomento sviluppiamo anche workshop e formazione per le piccole imprese nelle nostre sedi italiane per sviluppare un corretto approccio iniziale alle forme di e-commerce.

 


AGOSTINO IACURCI PER PROPOSTE

Dopo anni in cui la Fiera ha intrapreso collaborazioni con esponenti del mondo del design, quest’anno Proposte ha affidato la creazione dell’immagine 2020 a un illustratore, Agostino Iacurci.
Agostino Iacurci è un artista multidisciplinare di origine italiana che vive a Berlino, celebre per le sue sintetiche e sorprendenti forme e le narrazioni a più livelli.
"Il tessuto e il tendaggio cambiano la casa. Creano narrazione e descrivono storie e sentimenti. Trasformano gli ambienti e rendono nella quotidianità visibili gli stati d'animo - spiega il Presidente Piercarlo Viganò.- Partendo da questo concetto assoluto abbiamo quest'anno voluto affidare a un artista il compito di descrivere e valorizzare la centralità del settore del tessuto e del tendaggio nell'arredamento d'interni da un punto di vista e con un linguaggio differente da quello del design. Perchè l'illustrazione è il sistema visivo di comunicazione più caldo e coinvolgente che esista. In Agostino Iacurci abbiamo trovato l'esponente ideale di questo mondo per sintetizzare in modo esemplare quello che rappresenta Proposte 2020".
Il frutto di questa collaborazione prende oggi la forma di una nuova pagina pubblicitaria vivace e briosa.
"Nell’ideare il poster di Proposte 2020 - spiega l'artista- ho ragionato sui tessuti intesi come strumento per raccontare delle storie grazie alla loro capacità di trasformare spazi e oggetti. Mentre pensavo a questa idea mi è venuta in mente la Poltrona di Proust (1978) di Alessandro Mendini, e l’idea di re-design all’origine di quel progetto. Da lì ho quindi immaginato di mettere al centro della scena, incrociata teatralmente da due tende tenute aperte da passamanerie, una poltrona dall'aspetto classico in cui ciascun elemento, braccioli, schienale e seduta, ha un tessuto e una decorazione diversa che contribuisce a generare l’identità internazionale, multiculturale e aperta dell'oggetto e dell'evento".


Made in Proposte

Le nostre "News": un contributo continuo alla cultura di settore

Non manca molto al trentesimo compleanno di Proposte e di cose, in questi tre decenni, ne sono cambiate molte. Nessuno, quando pensammo a un evento italiano che aggregasse il meglio della produzione di tessuti d'arredamento e tendaggi, poteva immaginare che la comunicazione e le informazioni avrebbero viaggiato con la velocità attuale e su piattaforme disponibili h24 a chiunque. Questa vera e propria rivoluzione nei rapporti tra persone e persone, tra imprese e imprese, mette in circolo una quantità d'informazioni neanche immaginabile quando nacque la nostra manifestazione sulle rive del lago di Como.

Un cambiamento che coinvolge, ovviamente, anche il modo di fare fiera e, prima di tutto, rende l'insegna della manifestazione non più solo il brand organizzatore di un evento episodico all'anno, ma il gestore di un vero e proprio contenitore d'informazioni e cultura di comparto che si dipana lungo tutto l'arco dell'anno tra un appuntamento e l'altro. Tutto ciò, ovviamente, principalmente attraverso il nostro sito internet - www.propostefair.it - e le newsletter, che la nostra struttura invia regolarmente a quella grande community specializzata raccolta a livello mondiale attorno al nostro marchio fieristico e al nostro evento dedicato al tessuto d'arredamento e tendaggio di qualità.

Un appuntamento, lo ribadisco con orgoglio, unico e originale al mondo.

Per mantenerlo tale, tutto il sistema che ruota attorno a Proposte deve essere aggiornato e attuale e, per questa ragione, abbiamo deciso di aggiungere un importante tassello alla nostra attività a fianco degli espositori e del comparto: il nostro sito accoglierà la sfida di non essere più solo un contenitore d'informazioni sulla manifestazione in essere ma, nella sua parte dedicata alle "News", diventerà uno spazio dove si raccoglieranno articoli, interviste, tendenze di prodotto, presentazioni di collezioni, oltre naturalmente ai report testuali e fotografici sul nostro evento primaverile. Tutto ciò, coordinato e realizzato da un giornalista specializzato del settore, sarà disponibile sul sito ma arriverà ai nostri lettori anche attraverso le nostre newsletter, in modo da fornire un monte informazioni esperto, preparato e attuale sul nostro comparto di lavoro.

Compito di un evento fieristico è promuovere il business prima di tutto, ma anche creare cultura e conoscenza di comparto. Gli strumenti del web ci permettono oggi di fare questo in modo rapido ed efficiente e tutto ciò aggiunge un tassello in più a quell'essere "fiera tutto l'anno" dedicata a Voi che siete l'anima del comparto in tutto il mondo.

Dunque buona lettura con le nostre nuove "News" di Propostefair.it.

PierCarlo Viganò

Presidente di Proposte Srl

 

 


Panorama Mondo Tessile

Paccanelli:«Nuovi profili di clientela per rivitalizzare l'export»

Fare il punto sulla situazione di mercato del nostro comparto, ragionare su quali azioni svolgere e mettere in programma per competere sul piano internazionale, affrontare le sfide del futuro prossimo che investono tutti i sistemi industriali. Argomenti da far tremare i polsi e che, volendoli approfondire al meglio, avrebbero necessità di una sorta di "ritiro riflessivo" di giorni e giorni. Non abbiamo così tanta disponibilità di spazio e di tempo però alla tentazione di cercare una sintesi, mettere alcuni punti fermi, dai quali poi avviare un confronto e suscitare una riflessione, non siamo riusciti a resistere. E allora chi coinvolgere se non il manager che rappresenta l'Italia nel consesso europeo più importante del tessile? Così abbiamo preso il telefono e chiamato Alberto Paccanelli, Ceo del Gruppo Martinelli Ginetto Spa e, soprattutto, presidente di Euratex, ovvero confederazione europea nella quale confluiscono tutte le associazioni nazionali del nostro continente che si occupano di tessile-abbigliamento e tessile casa/arredo. Essere il presidente di organismo del genere significa difendere gli interessi del settore nei confronti dell’Unione Europea e degli Organizzazioni Internazionali; coordinare un team di specialisti nella stipula di trattati internazionali per il libero scambio, occuparsi d'innovazione e di formazione del settore, progettare il futuro in ordine a sostenibilità dei processi produttivi e dei prodotti finali. In poche parole conoscere a perfezione le questioni riguardanti la filiera del tessile globale, in ogni suo aspetto. Volevamo chiedergli "tutto", ma abbiamo cominciato con qualche domanda per fare il punto su una situazione delicata e sul suo futuro: quella del tessile arredamento e per la casa.

D. - Pochi giorni fa, Claudio Marenzi, presidente di Confindustria Moda, ha presentato i numeri del comparto del primo semestre 2019. Tutto sommato positivi: cresce l'export del 7,2% a fronte di una domanda interna che cala di un paio di punti. Ovviamente l'effetto trascinamento del gigante della moda è dominante nel buon andamento dell'esportazione. E lo stato dell'arte del tessile e tendaggio d'arredamento, nei primi sei mesi dell'anno in corso, sia in termini numerici, sia in termini di efficacia e consolidamento sui mercati internazionali, dall'osservatorio privilegiato di Euratex, qual è?

R. - Vorrei precisare un aspetto importante prima di tutto: i numeri dell'export a cui si riferisce lei sono "trascinati" dal settore dell'abbigliamento/maglieria. Se guardiamo alla filiera del cotone, in realtà tutto il comparto tessile sta soffrendo. Nei primi sette mesi di quest'anno l'esportazione del tessile arredo/casa cala del 4,7% complessivamente. Però se leggiamo i dati in profondità scopriamo che soffrono molto i segmenti Letto e Bagno/Cucina, mentre dimostrano lievi crescite i segmenti Tavola e Arredo - in quest'ultima "voce" ci sono prodotti piuttosto diversi, tende, tappeti/arazzi, moquette, manufatti vari - quindi, ancora una volta, non c'è da rallegrarsi in generale ma il nostro settore, piccolo a confronto del cugino maggiore dell'abbigliamento, vive però dinamiche più smussate e lente. È chiaro che la situazione non è rosea: il tessile produce e diffonde beni durevoli e come tutti questi generi di prodotti, quando ci sono incertezza e insicurezza sui mercati, i consumi rallentano se non addirittura si fermano. Però teniamo presente che la particolare struttura della filiera a valle della produzione di tessuti d'arredamento e tendaggi - così articolata e complessa - in qualche modo rallenta gli andamenti rispetto a chi, per esempio, lavora sul prodotto finito come le lenzuola e arriva direttamente alla distribuzione e al consumo. Per quanto riguarda l'Italia però il problema è sempre il solito: la competitività. La battaglia, sul piano dei mercati internazionali, si gioca sempre più sul prezzo e la nostra manifattura sconta il suo ritardo sulla competitività di costo. Non dico nulla di nuovo ma la questione assume, mano a mano che il prezzo diventa il discrimine più importante, il carattere dell'urgenza perché va a erodere l'essenza del buon andamento di qualsiasi impresa, la corretta marginalità di guadagno. Poi, in realtà, abbiamo ancora parecchie carte da giocare: la nostra creatività ci supporta, la catena del valore dei nostri prodotti regge perché sono ancora ambiti e riconosciuti, però le fasce alte di consumo sono un po' schiacciate e questo non può che riflettersi sui numeri complessivi. Certo che un pochino più di tranquillità e pacatezza sul piano internazionale gioverebbe di sicuro. Comunque, per chiudere la sintesi, possiamo dire che il primo semestre 2019 non è stato positivo ma abbiamo gli strumenti per reggere la congiuntura.

D. - La competizione sul mercato globale è una necessità indispensabile per tutte le imprese della filiera del tessile casa: quali sono, secondo lei, le azioni che ancora vanno compiute dall'industria italiana ed europea, per consolidarsi a livello mondiale?

R. - La collocazione sulle fasce medio/alte-alte del consumo è sempre più la nostra, non ci sono alternative. Da lì non possiamo muoverci. Come filiera tessile dobbiamo presidiare i mercati ricchi perché lì possiamo incrociare la nostra clientela di riferimento e fare business con guadagni i più adeguati possibili (anche se il prezzo è una variabile sempre più importante, come dicevo prima, e la questione margini è da trattare con particolare attenzione) ed essere presenti sui mercati in espansione per presidiarli e guadagnare nuove quote. Mi rendo conto che detto così può sembrare una semplificazione, ma le macro-strategie si risolvono in questo. Più in particolare mi sento di affermare che come filiera del tessile casa/arredo italiana ed europea dobbiamo moltiplicare gli sforzi per allargare la tipologia della clientela, trovare nuovi sbocchi, rendere ancora migliori i servizi e l'efficienza. Dobbiamo renderci conto che i profili degli utilizzatori dei nostri prodotti cambiano in continuazione, si rinnovano, si diversificano. Su queste evoluzioni dobbiamo essere attentissimi: più che affrontare i mercati in termini territoriali e geografici, credo che si debbano fare analisi sulla tipologia di clienti e di opportunità e comportarsi di conseguenza.

D. - Cosa può fare, ed eventualmente fa, Euratex per promuovere e sostenere la filiera italiana ed europea del tessile per l'arredamento?

R. - Facciamo una premessa. Euratex è la sintesi di tutte le associazioni europee nazionali del tessile-abbigliamento. Non può quindi occuparsi delle questioni nazionali particolari che competono le associazioni di ciascun paese. Sistema Moda Italia è l’associazione italiana associata a Euratex che ne rappresenta le istanze in Italia, Italia che ha il più importante settore tessile-abbigliamento in Europa. L’attività di Euratex è forzatamente europea e globale e questo significa che si occupa, sul mercato mondiale, di fare "lobby" e quindi facilitare il commercio internazionale e quindi il consumo mondiale dei nostri prodotti; sostenendo l’Unione Europea nella stipula di accordi di libero scambio con nazioni e aggregati di nazioni in ogni parte del mondo - un esempio è sicuramente il Canada con il quale abbiamo firmato un accordo che ha cancellato i dazi esistenti. - In generale tre sono i capitoli principali su cui lavoriamo: gli accordi di libero scambio e la creazione di un mercato mondiale “free and fair”, poi c'è l'argomento innovazione che sviluppiamo attraverso l'European Technology Platform for Textile and Clothing e il terzo capitolo che riguarda la sostenibilità. A Bruxelles lavora un team di dieci persone su questi argomenti, quindi facciamo tanto su temi che sono cruciali ma che, forse, non sono percepiti come immediati dalle imprese singole. Eppure in realtà sono determinanti per il futuro a breve, medio e lungo termine.

D. - Viviamo in un'epoca di social media e di estrema esposizione e visibilità. Gran parte della comunicazione, del marketing e della promozione dei prodotti avviene attraverso questi canali. Quanto sono aggiornate e quanto invece dovrebbero ancora fare le imprese della nostra filiera su questo argomento?

R. - Ormai la questione è vitale e senza alternative. Sui social e sul web o ci sei o "non sei". La presenza sul web ormai è fuori discussione, non è neanche concepibile non avere un sito internet, ma altrettanto chiaro e indispensabile è essere presenti sui social. Le aziende, di qualsiasi dimensione, devono rendersi conto che i nuovi canali di comunicazione, continuano a essere "nuovi" solo per noi, in Italia in particolare. Nel mondo sono sistemi ormai affermati e affinati. In Cina, per esempio, le mail quasi non si usano più, tutto avviene su "We Chat" il corrispondente di quel paese di "Whatsapp". E non sto parlando solo dei contatti personali, penso al marketing e alla promozione aziendale. È chiaro che programmare e svolgere una precisa strategia che, ovviamente, sfocia poi nell'e-commerce, non è facile e comporta investimenti in tempo, denaro e risorse umane. Ma non c'è alternativa. La filiera della produzione italiana nel nostro comparto è abbastanza in ritardo e deve agire. Soprattutto deve cambiare atteggiamento culturale rispetto a tale argomento: non si tratta di un doloroso, fastidioso ma necessario costo, ma un dei più importanti investimenti sul futuro dell'azienda. Se non si parte da qui, non si va lontano.

D. - E sempre su questo tema qual è il ruolo attuale delle manifestazioni fieristiche di settore?

R. - Cominciamo a dire che il ruolo di una fiera è ancora cruciale, direi fondamentale. Il mondo cambia ed evolve, ma un momento di confronto collettivo come la fiera è attualmente insostituibile. Ovviamente la manifestazione deve agire in senso univoco verso la ricerca e l'apertura di opportunità di business. È la stessa strategia di cui parlavo prima per le aziende: non è questione di visione geografica nell'affrontare i mercati internazionali, quanto di opportunità e occasioni, ricerca di profili diversi e nuovi d'ipotetici clienti. Ciò che ha fatto Proposte con lo spostamento di calendario verso il Salone de Mobile è perfettamente aderente a questa idea di fiera. Trovare nuovi possibili soggetti interessati. Se la fiera si comporta così svolge un servizio indispensabile per il settore.

D. - A inizio ottobre Sistema Moda Italia ha organizzato un convegno a Milano che parlava di "Sostenibilità" e di sistemi di misurazione adeguati a tracciare e valorizzare la qualità dei processi e dei prodotti di tessile abbigliamento (PEF e EOF). La filiera del tessile d'arredamento e del tendaggio a che punto è su questo argomento, secondo lei? E quanto conta questo tema nel nostro comparto?

R. - Il tema è fondamentale ma anche scottante. Credo che la filiera del tessile arredo/casa non abbia particolari problemi, quantomeno in termini di processo, poiché la legislazione nazionale ed europea sull'argomento è già molto stringente. Da ciò ne consegue che potrebbe affrontare senza particolari difficoltà i procedimenti di misurazione di cui ha parlato Smi. La vera questione è un'altra, ovvero la selva di certificazioni che sta a monte del nostro lavoro a partire da filati, semilavorati e greggi. C'è una confusione totale nella quale è davvero difficile districarsi e questo genera difficoltà e sovente anche truffe e falsificazioni. Mettere ordine in questo caos diventa indispensabile, ma la nostra piccola filiera non ha la forza d'imporre azioni così importanti. Credo quindi che il tessile casa dovrà essere follower del cugino più grande dell'abbigliamento in questo caso. Resta comunque il fatto che l'argomento è imprescindibile e rappresenta un'occasione di distinzione e affermazione di qualità che può darci ulteriori opportunità proprio sul piano internazionale.

COMMERCIO ESTERO DELL'INDUSTRIA TESSILE-MODA (file .PDF)

 


Tendenze, design e distribuzione

Nel tendaggio l'editore tessile è ancora il riferimento assoluto

La sfida è di quelle difficili. Tracciare un profilo, quanto più possibile veritiero dei vari anelli a valle della filiera produttiva del Tessile Arredamento e Tendaggio. Difficile ma stimolante. Diciamo quasi indispensabile, altrimenti verrebbero a mancare le fondamenta per avviare qualsiasi ragionamento su come potrebbe evolvere il futuro del comparto: per i clienti dell'industria, per i clienti dei clienti e, infine, anche per la percezione che il consumatore finale ha del tessuto da imbottito o della tenda. In un tenzone così complicato, cerchiamo un approccio un po' più dolce e quindi partiamo dal tendaggio, ovvero da quella sfera di prodotto che, nel mondo del tessile arredo, è più riconoscibile, in qualche modo tracciabile e percepibile dal consumatore finale quasi come prodotto finito, elemento a se stante, con un suo profilo e una sua personalità nell'economia dell'arredamento dell'ambiente. Intendiamoci, personalità che ha indubbiamente anche il tessuto ma che, lo analizzeremo più avanti, per quest'ultimo viene nascosta, quasi fugata dalla "prepotenza" dell'elemento mobile o di design. Cosa che invece per la tenda, filtro univoco della luce d'ambiente, e maggiore superficie disponibile in casa per la decorazione tessile, non avviene.

Partiamo dalle tende dunque, e per accompagnarci in questo primo giro conoscitivo abbiamo scelto Diego Vercellino, managing director di Sirio Tendaggio e presidente del Consorzio Tendaggio Italiano, uno dei soci fondatori e promotori di Proposte.

D. - La tenda, tra i tessili d'arredamento, è il prodotto che scende a valle della catena distributiva, fino al consumo finale, quasi immutata. Per questo i canali che la distribuiscono sono di più facile lettura, ma anche di comportamento più "spietato". Per esempio le grandi catene del "fai da te", con i loro importanti reparti di tendaggio, creano una bella confusione sul mercato. È d'accordo?

R. - Solo per la prima parte. È vero ciò che lei dice sul fatto che la tenda, fra i prodotti del tessile arredo, è quello più assimilabile al prodotto finito. Anche se poi l'intervento di chi suggerisce o crea coordinati - di solito editori tessili o interior designer - e poi di chi installa, ne mutano spesso e volentieri il profilo. Mentre non vedo assolutamente le catene del "fai da te" - ovviamente lei intende importatori - come concorrenti. Quel tipo di competizione avviene sulle fasce basse dell'offerta che non sono certo le nostre. Più che concorrenti, io le vedo come importanti occasioni. Come opportunità. Perché proprio le grandi catene di cui parliamo tendono, in particolar modo all'estero, in quei paesi dove si sono già evolute realtà più organizzate che in Italia, a orientare gli obiettivi verso target di consumo sempre più stratificati e ragionando sulle fasce più alte di queste, dati i volumi di cui parliamo, potrebbero ritagliarsi un ruolo importante nel panorama del arredo tessile per interni in futuro, saltando gli anelli intermedi della filiera. Ma anche se non li saltassero comunque si creerebbe mercato e, di conseguenza, opportunità appunto per noi produttori.

D. - Ok. Quindi comincia a chiarirsi il panorama complessivo. I classici editori tessili che la fanno ancora da padrone e poi la realtà di queste grandi superfici distributive. Lei ha accennato anche agli installatori, sono una realtà ancora importante?

R. - Sono una realtà in evoluzione. All'estero l'installatore è sempre più legato a una grande realtà distributiva - e torniamo alle grandi superfici, perché non è tutto "fai da te" quando si sale nei target di consumo - quindi magari è indipendente ma lavora per conto terzi. In Italia, invece, l'installatore è ancora sovente titolare di uno show-room di strada, quindi il classico artigiano/commerciante. Una figura ancora importante nel nostro mercato, ma credo con un futuro in declino. O meglio, in trasformazione: come all'estero sarà sempre più un esecutore che seguirà le indicazioni di un designer d'interni, di un interior decorator o di una grande superficie che fornisce entrambi i servizi. Non dimentichiamoci poi l'e-commerce. Credo che questo canale porterà notevoli sconquassi a breve anche nel nostro settore: sento parlare già ora di tantissimi campioni di tendaggio inviati a domicilio.

D. - In ogni caso, l'intermediario di tendenza, il mediatore tra idee della produzione e richieste del mercato, resta sempre l'editore tessile?

R. - Assolutamente sì, ed è per questo che rimane il nostro cliente di riferimento. Prenda a esempio la nostra azienda: gli editori tessili rappresentano l'80% del nostro business. Non prevedo grossi cambiamenti su questa struttura dei canali di clientela. Potranno variare un po' le percentuali, anche a seconda dei mercati a cui ci rivolgiamo, ma questo è il nostro panorama. Ma finora abbiamo parlato di residenziale, ciò che credo davvero che crescerà sarà il Contract. In quel mondo si giocano davvero grossi numeri e il rapporto fornitore/cliente potrebbe svilupparsi anche senza intermediari.

D. - Si può parlare di manifattura europea del tendaggio oppure solo in Italia è rimasta una forte realtà produttiva di comparto?

R. - Bisogna intenderci sul concetto di Europa. Se rimaniamo all'attuale composizione geografica allora faccio fatica a pensare ancora a un “Tendaggio Europeo”. Ci sono buone aziende in Spagna, Belgio, Francia, nel mondo caratterizzato e particolare della tenda tedesca, ma la verità è che la Turchia ha acquisito un ruolo molto importante per la capacità di rispondere alle richieste dei partner clienti. Noi Italiani siamo ancora i più creativi e geniali ma loro sono molto più strutturati in termini dimensionali e assai agguerriti.

D. - Un accenno al mercato globale. Dove funziona bene il tendaggio e dove potrebbe essere il futuro?

R. - Oggi i mercati sono di lettura relativamente semplice. I giochi si fanno in Europa, Regno Unito e Stati Uniti. La Russia sconta la situazione geopolitica e poi è un mercato comunque poco affidabile. La Cina rappresentava la speranza per tutti ma si è rivelata deludente e molto difficile da seguire. L'unica condizione possibile è quella di trovare un partner sul posto e presidiare quel mercato per lungo tempo. Restano Asia e Australia: mercati interessanti e con buone potenzialità, però lontani, complessi e molto costosi da affrontare. Ma ci dovremo arrivare. Per fortuna, più o meno in senso generale, posso affermare che ovunque si è capito che la battaglia sfrenata sul prezzo, su questa fascia di prodotto, alla fine non paga. È un atteggiamento che sta cambiando: qualsiasi sia il tuo mercato di riferimento, se vuoi fare editoria di livello alto, devi avere prodotti diversi, originali, creativi e difficilmente imitabili. Tutto ciò ha un costo.

D. - Ultima domanda. Si parla molto di sostenibilità. A inizio ottobre Sistema Moda Italia ha realizzato a Milano un convegno sul tema presentando iniziative importanti attive nel comparto cugino dell'abbigliamento. Crede che sia un argomento anche per la clientela del tendaggio?

R. - Ne sono assolutamente convinto. Nella mia esperienza i grossi editori cominciano a cercare collezioni che riportino garanzie e certificazioni in termini di sostenibilità, sia di prodotto, sia di processo. Sarà un argomento sempre più importante, fino a diventare una condizione indispensabile per operare su una determinata fascia di consumo e di sensibilità. Certamente è impegnativo e costoso per la manifattura, ma sono convinto sia indispensabile e anche in tempi piuttosto rapidi.

 


Tendenze, design e distribuzione

A colloquio coi designer: quale tessuto per quale ambiente

Il designer non è una figura mitica, un totem, una presenza da evocare. Eppure, nel mondo del tessile d'arredamento, spesso viene vissuto proprio così: una sorta di divinità capricciosa che non vuole tanto bene al tessuto, ama altre materie, potrebbe essere foriero di grandi successi se il tessile fosse (o tornasse a essere) fra i suoi favoriti, ma non è così. In ogni caso un'entità con la quale ci si deve fare i conti, ma non si sa tanto bene come prenderla. Scherziamo naturalmente, ma neanche tanto. La questione parte dal fatto che questa figura creativa è una sorta di entità mutaforma, soprattutto in Italia, che passa con apparente levità dalla creazione di un oggetto, alla progettazione di una collezione tessile, alla realizzazione di un arredamento d'interni o all'esterno di un palazzo. Insomma, designer, architetto, progettista d'interni, grafico...basta che si ragioni di forma e sostanza. Ora, nell'universo un po' squadrato e razionale della manifattura tessile diventa difficile rapportarsi con creativi del genere. Non che manchi, nel comparto, l'ingegno e l'inventiva sia chiaro, ma tale esercizio deve stare in qualche modo "dentro" il settore, emergere dal suo interno, invocando la necessità di una (reale, ne conveniamo) conoscenza tecnica, materica e di processo molto profonda. La domanda però sorge spontanea: quando Vico Magistretti progettò, nel 1960, il suo primo oggetto d'arredamento, la sedia Carimate per Cassina, non crediamo fosse un grande falegname. Perché allora da un designer si dovrebbe pretendere la conoscenza perfetta del funzionamento di un telaio jacquard? Il suo contributo creativo non può essere mediato e guidato da chi è esperto del processo produttivo in questione, esattamente come succede nell'abbigliamento, nel mobile o ovunque ci sia qualcosa di "tecnico" da conoscere?

Il discorso è molto complicato e merita ancora molta riflessione, però non si deve perdere l'occasione di avviare un dialogo, di capire le ragioni, i desideri e le necessità del mondo del design per cercare di avvicinarlo, di farlo essere più continguo alla sfera del tessile. Allora quale migliore occasione se non quella di raccogliere l'opinione di due giovani designer italiani che a Proposte si sono occupati dell'immagine e dell'allestimento nell'edizione 2019 e hanno così potuto vivere e respirare tessile come forse non avevano mai fatto? Stiamo parlando di Vittorio Turla e Gabriele Rigamonti che, con Carla Scorda, formano lo Studiocharlie, una delle più importanti realtà italiane del design (menzione d’onore al Compasso d’Oro nel 2004 per il carattere tipografico Csuni e Compasso d’Oro 2018 per il rubinetto Eclipse di Boffi) attiva anche nel mondo del tessile con collaborazioni con Il Lanificio Leo e Torri Lana, solo per citarne alcuni. Dalle risposte emergono, a nostro parere, reali e possibili opportunità, l'importante è non considerare più il designer come una specie di unicorno mitico.

D. - Andiamo subito al cuore dell'argomento: facendo sintesi dell'esperienza acquisita nell'ultima edizione di Proposte, quale tessuto per quale ambiente, dal punto di vi sta dello stile, domina - se, domina - la manifestazione?

R. - Per certi aspetti è facile rispondere - Vittorio Turla ha preso la parola - e per altri è difficile. Diciamo che la sensazione più immediata è quella che il tessuto d'arredamento risponda oggi soprattutto alle esigenze di ambienti classici, magari aggiornati e non necessariamente tradizionali, ma "classici" nella loro anima e impostazione. Questa inclinazione però non è assolutamente univoca, appare più come una risposta proporzionata alle richieste della clientela, del mercato. In sintesi non abbiamo avuto l'impressione che il comparto manifatturiero sia dormiente ma che, salvo rari casi, sia il settore in generale a richiedere questo al tessuto d'arredamento. Quindi facile indicare la classicità come campo di attività primaria per il tessuto d'arredamento ma molto, molto più difficile individuare le potenzialità innovative che il tessuto può portare come componente d'arredamento.

D. - Spiegatemi meglio: non si capisce fin dove il tessuto può arrivare a innovare, oppure come può sollecitare questo cambiamento...

R. - Tracce e segnali di come può mutare la fisionomia di un oggetto d'arredo, e di conseguenza l'insieme dell'ambiente stesso, che ne sono finché se ne vuole - è Gabriele Rigamonti a rispondere. - Del resto la semplice variazione del tessile in casa può mutare radicalmente l'impostazione estetica di tutto l'arredo. Il segnale più macroscopico e immediato è il colore: già solo con la forza di quest'ultimo si può mutare qualsiasi connotato ma anche, direi addirittura, un'impostazione generale di stile. Più difficili da rintracciare invece - perché ci vuole una certa preparazione nel campo - le componenti materiche e di lavorazione che possono rendere maggiormente protagonista il tessuto: abbiamo notato una maggiore diffusione del bouclé come metodo per dare evidenza alla lavorazione, al filato e in genere alla matericità del tessuto. Tutto ciò avviene senza urlare un decoro evidente o impegnativo, si rimane nel solco della semplicità minimale dell'unito o del falso unito, ma si da un maggior peso estetico alla copertura tessile. Diciamo quindi che la classicità è il territorio più evidente in cui si muove il tessuto, ma ci sono indicazioni valide per credere che, fuori da quel sicuro seminato, potrebbe cimentarsi senza problemi anche in progetti più rivoluzionari. Ci vuole più coraggio, da parte della manifattura e da parte del mercato. Diciamo che, da questo punto di vista, i designer potrebbero portare la giusta dose di freschezza e audacia.

D. - Vi siete riferiti finora solo al tessuto. Eppure la tenda è una componente fondamentale nell'economia dell'arredamento di un ambiente. Determina la luce che illumina ogni cosa e compone praticamente una sequenza di arazzi ripetuta in ogni stanza. Mi sembrate però lontani da questo oggetti tessili, li vedete a fatica. Sbaglio?

R. - No, purtroppo è corretto. È un concetto difficile da spiegare. Riconosco la sua importanza, ma ho la sensazione che come prodotto viva una personalità più definita, di più semplice lettura. Quindi più difficile da considerare in una fase progettuale, mentre decisamente più immediata da collocare nel perfezionamento finale dell'arredamento. La tenda non si fonde con altri elementi mobili, non ne deve seguire le forme. Il suo contributo è puramente estetico, molto poco materico, quindi il nostro intervento e la nostra sensibilità in quanto designer vengono sollecitati meno. Con questo non voglio assolutamente togliere peso e importanza alla tenda, anzi. Le riconosco tutto ciò che lei ha scritto, solo la considero in sfera d'intervento successiva al processo di aggregazione degli elementi di arredo.

D. - Quindi, schematizzando, potremo vedere dei designer lavorare sul tessuto ma difficilmente sul tendaggio?

R. - Non ho detto questo. Sono due tipologie d'intervento molto diverse: sul tessuto il designer svolge un ruolo creativo ma anche di sintesi tra diversi elementi e coniuga diverse materie tra loro, mentre nel tendaggio il suo ruolo sarebbe più estremo, o più a monte - nella progettazione stessa del tendaggio da un punto di vista decorativo - o più a valle intervenendo sugli accenti dell'arredamento d'ambiente quasi concluso. Ammetto poi che noi, come inclinazione culturale, siamo molto minimali nella nostra concezione e quindi sovente il tendaggio, se considerato, deve seguire questa tendenza estetica che potremmo definire "evanescente".

D. - Quindi, sintetizzo, vedete molto classico nell'oggi del tessuto, ma potrebbe giocare bene anche nel campo del futuribile secondo voi. Sembra quindi che, tutto sommato, la manifestazione vi ha permesso di farvi una precisa opinione del settore. Ma, in definitiva, cosa dovrebbe dare di più il comparto e l'esposizione a voi designer?

R. - Meno prodotti e più personalità - risponde sicuro Vittorio Turla. - Abbiamo visto stand con migliaia di tirelle che alla fine apparivano tutte uguali, ma abbiamo fatto fatica a conoscere le storie, le culture, i racconti delle varie aziende. Ecco manca un po' il racconto, non si lascia spazio all'immaginario e alla fascinazione aziendale quando invece, e lo sappiamo bene, dietro a ogni impresa tessile ci sono storie bellissime. La clientela già conosciuta sa perfettamente quali sono le caratteristiche di ogni fornitore, quindi non c'è bisogno di essere ridondanti nella presentazione delle novità, mentre la figura creativa o il profilo diverso di cliente che non ti conosce vuole essere, un in oceano quasi informe di tirelle, attratto e conquistato da una storia. Da questo punto di vista esiste una differenza radicale col mondo del mobile, dove la storia, la narrazione sono oggi fondamentali.