Andrea Favaretto Rubelli: Proposte deve essere guida e suggerimento nell’eccellenza tessile
Intervistare Andrea Favaretto Rubelli non significa solo porre domande a un protagonista assoluto della scena tessile mondiale. Significa affiancare il proprio sguardo a quello di chi dispone di un osservatorio globale sull’insieme dell’arredamento come pochi altri al mondo. Rubelli esiste dall’Ottocento, ormai sono cinque le generazioni di famiglia attive nell’editoria tessile, ma oggi sarebbe davvero riduttivo limitarsi a descrivere l’impresa veneziana dell’eccellenza nel tessuto in questo modo. Editori tessili certo, ma anche tessitori con uno stabilimento ristrutturato poco più di due anni fa a Cucciago, nel cuore del distretto serico comasco, per curare i grandi progetti contract e poi produttori di mobili con Rubelli Casa e Donghia, brand e collezioni con le quali hanno conquistato rapidamente grandi successi negli Stati Uniti e nel mondo. Andrea Favaretto Rubelli è dunque una specie di sintesi di tutto il palcoscenico dei buyer che varcano ogni anno la soglia di Proposte. Lo abbiamo colto alla fine di un gennaio di fiere abbastanza faticoso e difficile, nonostante ciò la sua analisi è apparsa lucida e non del tutto negativa: «Si è comunque lavorato bene – ci ha spiegato – minor quantità di compratori ma buona qualità degli affari». Insomma, nonostante le nubi, ancora non valutabili per ampiezza, che si addensano all’orizzonte per le ricadute sull’economia mondiale dell’epidemia di Coronavirus, i ragionamenti del nostro interlocutore non sono pessimisti.
Due sono le domande che gli abbiamo posto: dove va il mercato tessile nel futuro breve e come valuta, dal punto di vista del compratore/visitatore, la rassegna di Proposte.
Sul primo argomento Rubelli ha fatto un discorso lucido e concreto: «Oggi l’approccio al prodotto tessile è radicalmente cambiato nel mondo occidentale – ha detto Rubelli. – C’è una richiesta molto forte di prestazioni, di performance. Quasi un’ossessione, e non è una richiesta limitata all’area Contract. Designer, architetti e progettisti, anche nel residenziale, ormai parlano tutti la lingua comune delle performance e della sostenibilità. Per fortuna tuttavia permane una nicchia importante di clientela a livello mondiale che ricerca la seta e il vero lusso! In Rubelli cerchiamo con decisione di andare incontro alla richiesta di prestazioni, senza però rinunciare alla nicchia serica, del bello senza compromessi. Come si suole dire, un colpo al cerchio e uno alla botte: da un lato si va incontro alla richiesta di performance, dall’altro si cerca di formare e “tentare” i clienti con prodotti che invoglino a superare i limiti che la richiesta eccessiva di prestazioni implica. A questo poi si aggiunge la questione di un mercato globale che richiede flessibilità e rapidità, quindi servizio a tutti i livelli. Non rinuncerò mai a considerare la creatività italiana un’arma vincente, ma mi sento di dire che in questa fase è quasi scontata, indispensabile ma non sufficiente. C’è tantissimo da fare sull’argomento sostenibilità, riciclo, riuso, tracciabilità – ne parliamo, nel nostro comparto, con completezza da non tanto tempo – ma proprio per questo si deve ragionare in termini di filiera e quindi dalla produzione abbiamo bisogno di segnali, indicatori e guide. Non voglio togliere nulla all’estetica e alla forma ma in questa fase sarebbe superficiale non cogliere che la globalità del mercato, dalla produzione al consumo finale, chiede risposte di contenuto reale».
Ormai è un argomentare a senso unico: tutti i protagonisti che abbiamo intervistato dallo scorso ottobre a oggi hanno posto l’accento sui temi della sostenibilità di prodotto e di processo. Più che una tendenza, si tratta proprio di un cambiamento radicale di metodo nell’affrontare il mercato.
«Per quanto riguarda Proposte – continua Andrea Favaretto Rubelli rispondendo al nostro secondo quesito – posso dire che è senz’altro una manifestazione d’eccellenza, insostituibile nel suo essere, ma deve stare attenta appunto a seguire l’evoluzione del mercato globale per mantenere la sua leadership. Ho appena partecipato all’inaugurazione di Milano Unica (manifestazione milanese dell’eccellenza del tessuto d’abbigliamento, ndr) e ho notato la grande qualità dell’area tendenze realizzata per questo evento. Ecco, vorrei trovare a Proposte qualcosa di simile: un lavoro di sintesi che supporti, attraverso le collezioni degli espositori rapportate ai temi più importanti, il suo ruolo di guida e di indicazione sul futuro breve del tessile d’arredamento. Oggi è un contributo fondamentale che devono dare le fiere. Non è più solo questione di business, ma di cultura progettuale del comparto nel suo insieme. Per la stessa ragione Proposte deve avere coraggio nei criteri di selezione – selezione stringente che è stata la maggior fortuna della manifestazione negli anni. – Da questo punto di vista forse un sistema di valutazione degli espositori potrebbe essere sempre più legato proprio alle certificazioni ambientali europee, inizialmente in modo più blando e poi via via più stringente negli anni. Sarebbe un bel contributo alla causa della sostenibilità, stimolando i produttori del mondo tessile/arredo a investire concretamente sul tema».
