Proposte 2021 - Le nuove date a settembre
Proposte 2021 è stata riprogrammata dal 7 al 9 settembre 2021, sempre a Villa Erba a Cernobbio, sempre a fianco del mercato.
Tutto il calendario fieristico europeo, a causa dell'emergenza mondiale del Coronavirus (Covid-19), è sottoposto a modificazioni e rinvii. La Direzione di Proposte ha esaminato tutte le possibili soluzioni per attuare la miglior strategia di fronte all'emergenza ed è giunta a considerare lo spostamento delle date 2021, definendo le giornate di martedì 7, mercoledì 8 e giovedì 9 settembre, in sovrapposizione con il Salone Internazionale del Mobile.
Afferma il Presidente Viganò: "Vogliamo dare un segno di positività e continuità al mercato mondiale del comparto. Siamo certi che la nuova data di settembre ci permetterà di organizzare un Evento in piena sicurezza, potendo inoltre contare sulla mobilità internazionale tra i Paesi grazie anche alla campagna vaccinale attuata a livello mondiale che potrà garantire a tutti la possibilità di visitare in piena tranquillità la nostra manifestazione e svolgere a pieno il proprio business. Abbiamo inoltre deciso di sovrapporre lo svolgimento delle nostre tre giornate con il Salone Internazionale del Mobile che si terrà a Milano, auspicando così di facilitare i visitatori che, in breve tempo e con un solo viaggio, avranno la possibilità di presenziare a entrambi gli Eventi".
La scelta operata dal Consiglio di Amministrazione di Proposte consentirà dunque di mantenere continuità all'evento mondiale dedicato al tessuto e al tendaggio d'arredamento e a consentire agli espositori di presentare le proprie collezioni al tradizionale pubblico di Proposte: professionale, qualificato e, soprattutto, numeroso.
Per rimanere aggiornati sulle novità che da qui a settembre vi riserverà Proposte, continuate a seguirci sui social network e sul sito internet www.propostefair.it.
PANORAMA MONDO TESSILE
Nobilitazione tessile: il cuore della ricerca e del progresso nel tessile
In un ipotetico viaggio di analisi dello "stato dell'arte" della filiera tessile arredamento, una delle fermate di maggiore importanza riguarda la nobilitazione tessile. Una fase del processo di produzione del tessuto che, negli anni, è diventata sempre più il passaggio cruciale di esaltazione e valorizzazione dell'eccellenza italiana ed europea nel comparto. Per dare uno sguardo al quadro di questo segmento produttivo, nessuno meglio dell'attuale presidente di Sistema Moda Italia, Marino Vago, poteva aiutarci. Non tanto, in questo caso, per il suo ruolo istituzionale, quanto per la forza e la storia della sua esperienza d'imprenditore che lo ha portato, insieme al fratello Augusto, a rendere l'azienda di famiglia (specializzata nella nobilitazione di filati di cotone, lino, viscosa, poliestere, lana e cachemire) una delle aziende in Europa maggiormente sensibili alla sostenibilità dei processi, fin dall'ormai lontano 1995. Tutto ciò ottenendo negli anni attestazioni internazionali che certificano una produzione tessile completamente sostenibile. A lui quindi la parola per descriverci cosa significa oggi "nobilitazione tessile" all'interno di una filiera che vuole mantenere il ruolo di leadership nell'ambito dell'eccellenza mondiale.
«Il comparto della nobilitazione italiana è senz'altro una sorta di esemplificazione della concreta biodiversità del sistema tessile italiano - chiarisce subito Marino Vago e continua - un sistema che si basa su una fitta rete d'imprese pronte ad affrontare tutti gli argomenti più attuali dal punto di vista produttivo e anche, in molti casi, ad anticiparli. La prima e importante evoluzione che vorrei sottolineare è proprio questa: una volta questo comparto era frazionato in tanti rivoli e segmenti - tintori, finitori, stampatori, ecc. - oggi si parla invece di nobilitazione tessile come fase di processo nel suo complesso. Ciò da forza all'insieme delle imprese e stimola un lavoro di ricerca e valorizzazione che contribuisce in modo determinante al progredire dell'intera filiera tessile. Nessuno si sognerebbe oggi di sottovalutare l'importanza della fase di nobilitazione di un tessuto, mentre un tempo era un passaggio industriale quasi nascosto, certo non valorizzato. Tutto ciò ha innescato un circolo virtuoso che ha senza dubbio permesso all'intero comparto di essere oggi all'avanguardia su quelli che sono i temi più importanti: l'innovazione di processo indirizzata alla sostenibilità attraverso una corretta informatizzazione industriale; la capacità di rispondere con estrema rapidità alle esigenze di lavorazione di mischie sempre più complesse di filati tra loro anche molto diversi, naturali, riciclati, artificiali e non; e, aspetto assolutamente importante, essere al centro del dialogo sempre più stretto tra tessuto tecnico e sue performance - area industriale nella quale noi italiani ormai viaggiamo di pari passo, e in qualche caso li superiamo, con i maestri tedeschi - e tessuto d'arredamento e per la casa.
Oggi il mondo della nobilitazione tessile non solo contribuisce a rendere eccellente il prodotto italiano ed europeo ma rappresenta il campione più avanzato di ricerca e sviluppo. Pensiamo solo all'importanza che riveste il comparto nobilitatore sull'argomento tracciabilità».
Tutto chiaro. Ma la domanda sorge spontanea: è percepibile da parte del buyer di settore - quello che visita appunto Proposte ogni anno - il valore del processo di nobilitazione all'interno dell'eccellenza di un nuovo prodotto tessile? «Sempre di più, ma bisogna continuamente insistere - precisa il presidente SMI - la filiera italiana ed europea tessile dell'eccellenza non si basa ormai da tempo solo sul "bel tessuto". Non è solo l'alto grado di creatività a rendere migliori i nostri prodotti. L'eccellenza è fatta di professionalità, valore della ricerca, rapidità e flessibilità - a questo proposito non dimentichiamoci dell'importanza della formazione professionale, argomento sul quale siamo particolarmente sensibili - e il comparto della nobilitazione gioca un ruolo fondamentale in tutti questi capitoli. La ricerca esasperata del prezzo umilia e impedisce uno sviluppo del genere. Questo va instancabilmente comunicato ai protagonisti del mercato internazionale. Mi faccia chiudere con una battuta. Tutti gli sforzi della ricerca nel nostro mondo sono orientati alla sostenibilità. Ciò ha un costo che ovviamente deve riflettersi sul prezzo finale del tessuto: chi non è disposto a pagarlo deve sapere che il suo risparmio o il suo guadagno - lo chiami come vuole - alla fine lo paga il Pianeta».
TENDENZE, DESIGN E DISTRIBUZIONE
Andrea Favaretto Rubelli: Proposte deve essere guida e suggerimento nell'eccellenza tessile
Intervistare Andrea Favaretto Rubelli non significa solo porre domande a un protagonista assoluto della scena tessile mondiale. Significa affiancare il proprio sguardo a quello di chi dispone di un osservatorio globale sull'insieme dell'arredamento come pochi altri al mondo. Rubelli esiste dall'Ottocento, ormai sono cinque le generazioni di famiglia attive nell'editoria tessile, ma oggi sarebbe davvero riduttivo limitarsi a descrivere l'impresa veneziana dell'eccellenza nel tessuto in questo modo. Editori tessili certo, ma anche tessitori con uno stabilimento ristrutturato poco più di due anni fa a Cucciago, nel cuore del distretto serico comasco, per curare i grandi progetti contract e poi produttori di mobili con Rubelli Casa e Donghia, brand e collezioni con le quali hanno conquistato rapidamente grandi successi negli Stati Uniti e nel mondo. Andrea Favaretto Rubelli è dunque una specie di sintesi di tutto il palcoscenico dei buyer che varcano ogni anno la soglia di Proposte. Lo abbiamo colto alla fine di un gennaio di fiere abbastanza faticoso e difficile, nonostante ciò la sua analisi è apparsa lucida e non del tutto negativa: «Si è comunque lavorato bene - ci ha spiegato - minor quantità di compratori ma buona qualità degli affari». Insomma, nonostante le nubi, ancora non valutabili per ampiezza, che si addensano all'orizzonte per le ricadute sull'economia mondiale dell'epidemia di Coronavirus, i ragionamenti del nostro interlocutore non sono pessimisti.
Due sono le domande che gli abbiamo posto: dove va il mercato tessile nel futuro breve e come valuta, dal punto di vista del compratore/visitatore, la rassegna di Proposte.
Sul primo argomento Rubelli ha fatto un discorso lucido e concreto: «Oggi l'approccio al prodotto tessile è radicalmente cambiato nel mondo occidentale - ha detto Rubelli. - C'è una richiesta molto forte di prestazioni, di performance. Quasi un'ossessione, e non è una richiesta limitata all'area Contract. Designer, architetti e progettisti, anche nel residenziale, ormai parlano tutti la lingua comune delle performance e della sostenibilità. Per fortuna tuttavia permane una nicchia importante di clientela a livello mondiale che ricerca la seta e il vero lusso! In Rubelli cerchiamo con decisione di andare incontro alla richiesta di prestazioni, senza però rinunciare alla nicchia serica, del bello senza compromessi. Come si suole dire, un colpo al cerchio e uno alla botte: da un lato si va incontro alla richiesta di performance, dall’altro si cerca di formare e “tentare” i clienti con prodotti che invoglino a superare i limiti che la richiesta eccessiva di prestazioni implica. A questo poi si aggiunge la questione di un mercato globale che richiede flessibilità e rapidità, quindi servizio a tutti i livelli. Non rinuncerò mai a considerare la creatività italiana un'arma vincente, ma mi sento di dire che in questa fase è quasi scontata, indispensabile ma non sufficiente. C'è tantissimo da fare sull'argomento sostenibilità, riciclo, riuso, tracciabilità - ne parliamo, nel nostro comparto, con completezza da non tanto tempo - ma proprio per questo si deve ragionare in termini di filiera e quindi dalla produzione abbiamo bisogno di segnali, indicatori e guide. Non voglio togliere nulla all'estetica e alla forma ma in questa fase sarebbe superficiale non cogliere che la globalità del mercato, dalla produzione al consumo finale, chiede risposte di contenuto reale».
Ormai è un argomentare a senso unico: tutti i protagonisti che abbiamo intervistato dallo scorso ottobre a oggi hanno posto l'accento sui temi della sostenibilità di prodotto e di processo. Più che una tendenza, si tratta proprio di un cambiamento radicale di metodo nell'affrontare il mercato.
«Per quanto riguarda Proposte - continua Andrea Favaretto Rubelli rispondendo al nostro secondo quesito - posso dire che è senz'altro una manifestazione d'eccellenza, insostituibile nel suo essere, ma deve stare attenta appunto a seguire l'evoluzione del mercato globale per mantenere la sua leadership. Ho appena partecipato all'inaugurazione di Milano Unica (manifestazione milanese dell'eccellenza del tessuto d'abbigliamento, ndr) e ho notato la grande qualità dell'area tendenze realizzata per questo evento. Ecco, vorrei trovare a Proposte qualcosa di simile: un lavoro di sintesi che supporti, attraverso le collezioni degli espositori rapportate ai temi più importanti, il suo ruolo di guida e di indicazione sul futuro breve del tessile d'arredamento. Oggi è un contributo fondamentale che devono dare le fiere. Non è più solo questione di business, ma di cultura progettuale del comparto nel suo insieme. Per la stessa ragione Proposte deve avere coraggio nei criteri di selezione - selezione stringente che è stata la maggior fortuna della manifestazione negli anni. - Da questo punto di vista forse un sistema di valutazione degli espositori potrebbe essere sempre più legato proprio alle certificazioni ambientali europee, inizialmente in modo più blando e poi via via più stringente negli anni. Sarebbe un bel contributo alla causa della sostenibilità, stimolando i produttori del mondo tessile/arredo a investire concretamente sul tema».
MADE IN PROPOSTE
Un identikit del comparto attraverso gli espositori di Proposte
Proposte, oltre a essere la manifestazione leader mondiale nel tessuto e tendaggio d'arredamento, è anche, fateci caso, il campione aggregato di aziende di maggior valore per fare una valida analisi sulla situazione di mercato, sia dal punto di vista industriale, sia da quello del business internazionale. Un'occasione che non abbiamo voluto perdere e che, attraverso un'inchiesta realizzata sulla base di sette domande, abbiamo voluto rilanciare a tutti gli espositori della manifestazione. Oltretutto questo nostro settore è particolarmente avaro di dati poiché, per chi fa analisi sul tessile in generale, rappresenta un campione troppo piccolo per sviluppare studi approfonditi; dunque, fuori da trionfalismi, questa ricerca rappresenta il primo aggregato di analisi del comparto da molto tempo a questa parte.
Le domande che abbiamo posto alle aziende, a parte l'ultima dedicata alla drammatica questione dell'epidemia di Coronavirus e alle sue ricadute economiche, si sono articolate principalmente sugli andamenti economici del 2019, sulle previsioni/sensazioni per il 2020 e sull'articolazione della clientela e del mercato. Abbiamo deciso di suddividere i grafici in due famiglie: espositori italiani ed espositori esteri e mantenere il tutto nel più rigoroso anonimato. Tutto ciò perché non si tratta di interviste aziendali ma di uno sforzo per dare notizie generali sullo stato dell'insieme del corpo produttivo e della sfera del business che si sviluppa attorno al prodotto tessile per la casa.
Doverosa una premessa: i nostri questionari sono stati inviati prima che esplodesse in tutta la sua drammaticità la pandemia di Covid-19 quindi, se per i dati di sintesi dei bilanci 2019 e dell'articolazione della clientela e dei mercati di riferimento non ci sono problemi, per quanto riguarda soprattutto l'ultima domanda, inerente proprio all'impatto della pandemia sul mercato, l'evoluzione quotidiana suggerisce cautela di valutazione. Prendete le risposte più come "speranza" che come indicazione reale poiché nessuno, oggi, è in grado di fare previsioni sul reale impatto di questa drammatica situazione sul business internazionale, anche solo di settore.
Dunque partiamo dalla prima domanda: come valutate la chiusura del fatturato 2019 per la vostra azienda? (Grafico 1/Grafico 1A) Subito notiamo che il settore non sta poi così male: tra gli italiani abbiamo una maggioranza di stabilità (54% uguale al 2018) e con un 20% che dichiara fino a un 10% di crescita. Addirittura, tra gli esteri, la percentuale che giudica la chiusura "buona" è pari al 32%, quasi la stessa (35%) che ha eguagliato il fatturato dell'anno precedente. Forse parlare di buona salute è eccessivo ma le cose, a parte singoli casi, per il settore non sono andate male.
Il secondo quesito è stato: quali sono le prime sensazioni sul 2020 dopo le fiere di gennaio? (Grafico 2/Grafico 2A) E qui le opinioni tra la filiera produttiva italiana e quella internazionale divergono in modo più evidente. Tra i produttori italiani prevale un certo pessimismo - il 46% ha indicato come "negative" le sensazioni - mentre tra gli esteri le percentuali sono ben diverse: a un guardingo 50% che ha preferito la risposta "normali", si affianca un corposo 38% "positivo". La ragione di tale differenza di opinione potrebbe stare dietro a una diversa articolazione della clientela: più "multicanale" quella delle imprese estere e, al contrario, più legata ai soli mondi dell'editoria tessile e della produzione mobiliera quella degli italiani. Ma, sia chiaro, è solo una nostra teoria elaborata dopo l'analisi particolareggiata dei dati.
E veniamo al terzo quesito (Grafico 3/Grafico 3A): qual è la quota di export sul complesso del vostro fatturato? Qui le risposte ci hanno onestamente sorpreso. Gli italiani, in proporzione - ricordiamo che i rispondenti italiani sono stati meno della metà degli esteri nel complesso, ma restano come filiera nazionale l'indice più esteso - sono più "forti" a esportare: solo il 13% dichiara una quota "fino al 50% del fatturato" mentre l'80% dei rispondenti viaggia tra il 70% e l'80% di fatturato export. Tra gli esteri, invece, quasi un terzo (27%) non supera il 50% di export, un buon 38% raggiunge la quota successiva del 70%, ma sono tanti quelli che praticamente solo esportano (il 22% dichiara di essere "oltre il 90% di fatturato con l'export").
Al quarto quesito (Grafico 4/Grafico 4A) - quale variazione c'è stata nella quota del vostro export nel 2019 - le risposte denunciano una evidente staticità del mercato per le imprese italiane (risposte che fanno il paio con quelle del primo quesito), che si dividono equamente sulla quota del 47% tra quelle che dichiarano "trascurabile" la crescita e quelle che, addirittura, giudicano immobile la propria quota d'esportazione. Decisamente più vivace il mercato per gli esteri: il 37% segna almeno un +5% di export, ma il 5% viaggia sul +10% e dieci rispondenti su cento "flaggano" addirittura un "eccellente", dichiarando quindi una crescita dell'export a due cifre.
Domanda 5 (Grafico 5/Grafico 5A): come è composta la vostra clientela? Qui l'analisi si è fatta un po' più complessa: chiariamo innanzitutto che abbiamo suddiviso i dati creando delle semplici medie matematiche d'indicazione per ciascuna voce. Sono valutazioni d'insieme che abbiamo cercato di approfondire dando la percentuale d'incidenza per ogni tipologia di clientela sul totale dei rispondenti, la percentuale matematica del canale sul totale dei rispondenti e il range percentuale di peso nel quale si muovono gli intervistati per ciascun canale. Ovvio però che nella specificità di ciascuna impresa potrebbero esserci sostanziali variazioni nelle percentuali, ma quello che volevamo dare era un dato d'insieme e la media matematica è il sistema più rapido e chiaro per procedere.
Dunque dalle risposte si evince che gli editori tessili la fanno da padroni per tutti. Per italiani ed esteri. Più per i primi a dir la verità. Come accennavamo, per gli italiani gli editori e i produttori di mobili fanno oltre due terzi della clientela, mentre per gli esteri c'è un respiro maggiore, più declinazione sui vari canali, con il contract in crescita, i grossisti molto importanti, ma anche le altre voci con un loro peso.
Sul sesto quesito (Grafico 6/Grafico 6A) - declinazione del mercato per aree geografiche, stessa metodologia adottata per il precedente, con risposte da tutti - c'è maggiore omogeneità tra italiani ed esteri. In Europa avviene ben più della metà del business del tessuto/tendaggio d'arredamento e l'altra area molto importante è naturalmente quella degli Stati Uniti d’America. Solo leggermente più attivi sugli altri continenti gli espositori extraconfine: qualcosa in più in Africa, Oceania e Sud America.
Chiudiamo col "fatidico" quesito sul coronavirus (Grafico 7/Grafico 7A): abbiamo chiesto un parere sulle ricadute economiche sul settore della pandemia in corso. Ci è ben chiaro che qui nessuno è ancora in grado di prevedere cosa succederà, e tantomeno dal punto di vista economico. Ci è sembrato doveroso però, per dovere di cronaca e di occasione, esplorare le opinioni e i "sentiment". Anche in questo caso gli italiani sono più pessimisti (quasi il 30% pensa che influirà "molto"), mentre all'estero l'opinione che creerà problemi all'economia del settore è decisamente più contenuta (72%). Da notare infine che alcuni italiani hanno dichiarato un onesto "non so" (e qualcuno - ben pochi a dir la verità - pensa che addirittura per la filiera europea ci potrà essere qualche beneficio) ma nessuno è convinto che non ci saranno conseguenze, a differenza degli esteri, per i quali, questa opinione vale per l'8% dei rispondenti.
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PROPOSTE 2020 | CAMBIO DATE
Proposte 2020 ci sarà!
Non più dal 27 al 29 aprile ma dal 23 al 25 settembre 2020, sempre a Villa Erba a Cernobbio, sempre a fianco del mercato.
Tutto il calendario fieristico europeo, a causa dell'emergenza mondiale del Coronavirus (Covid-19), è sottoposto a modificazioni e rinvii. La Direzione di Proposte ha esaminato tutte le possibili soluzioni per attuare la miglior strategia di fronte all'emergenza ed è giunta a considerare lo spostamento delle date 2020 come la scelta migliore. La decisione viene così spiegata dal presidente Piercarlo Viganò: «Siamo partiti con l'intenzione comune di confermare le date di aprile, anche per dare un segno di positività e continuità al mercato mondiale del comparto. La situazione però si è evoluta di giorno in giorno, sia sul piano interno, sia su quello internazionale e la forte riduzione del traffico aereo con l'Italia, con addirittura la sospensione ordinata da alcuni governi o compagnie aeree dei collegamenti con il nostro Paese, ci ha portato a una scelta obbligata: spostare l'evento per garantire a tutti la possibilità di visitare in piena tranquillità la nostra manifestazione e svolgere a pieno il proprio business. È una decisione presa per cause di forza maggiore, ma è senz'altro la miglior soluzione per l'edizione di Proposte di quest'anno difficile».
La scelta operata dal Consiglio di Amministrazione di Proposte consentirà dunque di mantenere continuità all'evento mondiale dedicato al tessuto e al tendaggio d'arredamento e a consentire agli espositori di presentare le proprie collezioni al tradizionale pubblico di Proposte: professionale, qualificato e, soprattutto, numeroso.
Per rimanere aggiornati sulle novità che da qui a settembre vi riserverà Proposte, continuate a seguirci sui social network e sul sito internet www.propostefair.it.
PANORAMA MONDO TESSILE
Come sarà il 2020 per il tessile arredo di fascia alta?
Come ogni anno, la stagione fieristica inizia a gennaio con l'appuntamento di Francoforte, a Heimtextil. C'eravamo anche noi per vedere come le imprese che esporranno poi a Proposte hanno affrontato le prime presentazioni dell'anno e come hanno impostato l'attività 2020 dal punto di vista della tendenza prodotto e dell'offerta nei confronti dei grandi buyer del settore.
Diciamo subito che l'argomento guida per tutti i nostri intervistati, e trasversale a tutti i comparti merceologici, si legge in una sola parola: "Sostenibilità". Un giustissimo refrain che, molto più degli anni passati, è sembrato reale e non costruito ad arte per giustificare argomenti di marketing. Più che un tema quindi, una sorta di premessa irrinunciabile che ha preso forme diverse a seconda dei segmenti: uso di filati riciclati, sostenibilità delle materie tessili e dei processi di lavorazione, dismissione della plastica dai pack.
Abbiamo intervistato una trentina di espositori che vedremo anche sulle rive del lago di Como ad aprile, tra italiani e stranieri, e la sintesi delle loro risposte può essere risolta nella parola cautela. Ciascuno ha programmi e progetti di espansione - dai mercati ai segmenti di clientela, passando per l'introduzione di nuove aree prodotto e ricerca - tuttavia si procede con i piedi di piombo perché ciò che succederà nell'anno appena battezzato è quasi unanimemente indecifrabile. Tutto ciò partendo da numeri sommariamente non negativi del 2019. Certo non è stato un anno di faville, ma le imprese che hanno dichiarato un calo del fatturato si contano sulle dita di una mano mentre la maggioranza ha chiuso con numeri, magari decimali, comunque in territorio positivo. L'impressione che abbiamo avuto, salvo i singoli accenti, è stata che i tessitori italiani tenderanno più a stringere le maglie della loro rete di lavoro, allo scopo di consolidare il proprio business - magari introducendo novità e rapidità in termini di servizio, esaltando la gamma prodotti, migliorando il proprio focus sull'area contract - mentre gli stranieri paiono un pochino più intraprendenti sul piano della ricerca ed espansione verso possibili nuove aree di commercio e vendita. L'aspetto più confortante, colto nella rapidità del contatto in fiera intendiamoci, ci è parso però un certo attivismo da parte di tutti: niente mugugni, presa di coscienza che il mercato è in condizioni complesse ma affrontabile, anche profittevole se si azzeccano le strategie. È un atteggiamento positivo che in passato è mancato.
Ciò è confermato anche da una certa chiarezza sulle strategie fieristiche per il futuro a breve: essere presenti a Proposte significa cogliere l'opportunità di raggiungere, in un ambiente rilassante e sofisticato, tutta la fascia alta ed esclusiva dei buyer internazionali, in una logica definita di segmentazione del mercato e dei target di clientela. Può sembrare banale, ma aver chiaro che l'investimento fieristico va orientato a seconda delle caratteristiche specifiche di ogni appuntamento non è pratica scontata, almeno negli ultimi anni. Invece, almeno nel nostro settore, questo argomento è limpido e Proposte è leader consolidato nell'alta qualità del business mondiale del tessile casa. Un evento che permette anche di rivolgersi con precisione ai designer, agli architetti e agli editori tessili, leggere le richieste e gli stimoli dei buyer con nitidezza. Compito che per la maggioranza dei nostri intervistati viene svolto ancora meglio dopo lo spostamento di date verso il calendario del Salone del Mobile di Milano. Una considerazione diffusa non solo tra i produttori. Come potrete leggere nell'intervista con un grande visitatore di Proposte colta "on air" tra i corridoi di Heimtextil, anche da parte dei buyer le nuove strategie della rassegna italiana sono state recepite in modo assai positivo.
In sintesi dunque il 2020 parte benino. Ora un trimestre di lavoro e poi la verifica a Cernobbio, dal 27 al 29 aprile, per avere idee più chiare se possibile su come si configureranno gli affari nel breve termine.
TENDENZE, DESIGN E DISTRIBUZIONE
Alexander Lundin: la magia italiana di Proposte
Lui si chiama Alexander Lundin ed è un grande buyer del tessile d'arredamento. Davvero grande perché la sua azienda, Unico Interiors Decoration, che a giugno compie i trent'anni di attività, oltre che essere un importante produttore di mobili ed essere dotata di una struttura operativa in grado di vestire tutti gli interni di qualsiasi ambiente residenziale, contract o di hospitality, è importatore leader per tessuti e mobili italiani in tutta quella specie di sub-continente che è la Russia e i paesi limitrofi dell'area d'influenza dell'ex Unione Sovietica. Oltre a questo Alexander Lundin sarà, nel biennio 2020/2021, presidente dell'Associazione Russa Complementi e Tessuti del Mobile, la massima istituzione commerciale di comparto in quel paese. In sintesi parlare con lui significa parlare con il titolare dell'impresa d'interior decoration che vanta l'area geografica di attività più grande del mondo a cavallo tra Europa e Asia. Non potevamo farci scappare l'occasione di chiedergli un'opinione sul sistema fiere del settore, su come si muove il mercato dell'Est Europa - così importante per le nostre imprese - e su quali tendenze vede affermarsi nell'orizzonte breve.
Cominciamo subito a dire che il nostro interlocutore è l'interprete assoluto dello sconfinato amore che i russi provano per il design e l'arredamento italiano. La nostra produzione ha un vantaggio evidente sui competitors ma, attenzione - mette in guardia Lundin, - ciò significa anche che il Made in Italy deve dimostrare sempre di essere un gradino sopra gli altri, rimanendo costantemente nel campo dell'eccellenza. Un discorso che vale per i prodotti e le collezioni così come per le fiere. Lundin gira parecchie manifestazioni in tutto il mondo, ma l'appuntamento di Cernobbio è imprescindibile perché a Proposte ci si concentra solo sulla fascia alta delle collezioni e si costruisce appunto il campionario annuale d'offerta dell'eccellenza tessile. Non solo. Il nostro intervistato ci ha confermato di aver apprezzato molto la scelta di spostare la manifestazione a ridosso del Salone del Mobile: ciò permette di aggregare la visita tra i due mondi per lui molto vicini e di aver collocato temporalmente meglio la manifestazione, poiché già da maggio comincia il periodo di maggior attività per il mercato del mobile e della decorazione.
Ma quella che Lundin ha definito la "magia italiana di Proposte" soffre oggi della rapidità di un mercato che ha perso le tipiche cadenze di solo una decina di anni fa: ancora nella prima decade del 2000 si aveva la certezza, una volta costruita una collezione, di avere almeno sei mesi di respiro e originalità. Oggi è tutto diverso e quindi ancor di più la manifestazione italiana deve proteggere ed esaltare il suo valore e le sue scelte indiscusse in termini di aggregato esclusivo del gotha della produzione mondiale del comparto. Guai, a suo parere, a cedere su questo fronte.
Non poteva, visto l'argomento dominante dell'appuntamento tedesco, mancare un accenno alla questione "sostenibilità". Lundin ci ha spiegato che il mercato russo, da questo punto di vista, è un po' in ritardo: non c'è ancora una sensibilità diffusa sul tema e quindi le richieste sono ancora limitate, ma è un argomento che viene proposto in termini martellanti e quindi, a suo parere, rapidamente acquisirà visibilità e interesse.
Dal punto di vista dei trend estetici più gettonati nella sua area di business, il nostro ospite ci ha spiegato che le loro aree di operatività sono talmente ampie che diventa difficile identificare un trend preciso. Dalla grande villa privata all'hotel internazionale le preferenze estetiche si differenziano in modo radicale. Certamente il pubblico russo ha una spiccata predilezione per il tema classico e il decoro tessile importante e tradizionale, mentre nel mondo del mobile e del Contract le scelte sono più "tranquille" e internazionali: velluti monocolore morbidi e caldi e rivestimenti ad alto valore come pelli nabuk e tutto l'universo tessile che ruota attorno alla definizione Alcantara. Ovviamente molto è legato a quale fascia di prezzo ci stiamo riferendo. Ormai anche il pubblico russo comincia a stratificarsi: bisogna essere in grado di offrire alternative di costo differenti perché, se una volta solo la grande disponibilità economica permetteva di avvicinarsi a un gusto più occidentale - e, segnatamente, italiano - dell'arredo tessile, oggi anche fasce di consumo meno abbienti chiedono valide alternative. In sintesi tutto il mondo è paese, ma il cuore di Lundin rimane legato all'eccellenza e all'esclusività italiana...e alla "magia di Proposte".
MADE IN PROPOSTE
Block notes fotografico di Heimtextil 2020
25 immagini per 25 espositori che vedrete anche a Cernobbio, ad aprile. Un'anticipazione corposa su cosa presentano per questo anno appena iniziato i migliori produttori tessili del mondo e quali tendenze seguono dal punto di vista decorativo, estetico, materico e di performance tessili.
01 - Albert Guegain & Fils - Il tessitore ricamatore francese, oltre a una enorme disponibilità di motivi decorativi classici interpreta e propone il ricamo anche in chiave moderna e stimolante, dimostrando che una tecnica antica e tradizionale più essere perfettamente integrata li ambienti più moderni e rarefatti. Le tende illustrate sono in 75% cotone e 25% poliestere su un fondo in poliestere e realizzate con la tecnica del ricamo "soutache". Pesano circa 100 grammi al metro lineare.
02 - Baumann Dekor - Il tessitore austriaco dal 2019 ha spostato molto il focus sul cruising e le aspettative su questo nuovo territorio di lavoro sono alte. La novità 2020 che presenta è un tessuto jacquard per decorazione: si chiama Paradiso e appartiene alla collezione Bellezza. È in 100% poliestere FR (flame retardant), pesa 235 grammi al metro quadro, è in altezza cm 140 ed è disponibile in sette colori di cartella cromatica.
03 - Casalegno Tendaggi - il tendaggista italiano presenta in fiera una linea di tessuti in puro lino tinto in filo con 101 colori tutti pronti in pezza e in stock. Quindi un altissimo grado di servizio per una proposta tessile caratterizzata da un'altezza di cm 335 e un peso di 342 grammi al metro lineare. La linea è proposta con due versioni di finissaggio, tradizionale e mano morbida.
04 – Mario Cavelli - In uno stand dominato dl tema del riciclo, tra le novità del tendaggista brianzolo abbiamo scelto di fotografare la nuova collezione in puro lino ignifugo classe 1 realizzato con il trattamento naturale Coex. Sono lini tinti in filo e naturali, caratterizzati dalle tipiche lavorazioni di tessitura, evidenti e quasi tridimensionali, della fibra naturale. Pesi attorno ai 150 grammi al metro lineare e altezze attorno ai 300 centimetri.
05 - Crevin - Dal produttore catalano questo 2020 evidenzia un grande lavoro sulle nuances colore realizzate con mischie di filati multicolor su tessuti ad alta resistenza e abrasione, espressamente dedicati al mondo del mobile e caratterizzati da una trama unica e innovativa. Presentiamo quindi Ito, un bouclé da 100mila cicli Martindale, in altezza cm 140, in 71%poliestere, 20% polipropilene e 9% cotone.
06 - D'Etoffe - Si chiama Zolfo ed è una delle tante novità presentate dal tessitore toscano ad Heimtextil. È un velluto jacquard in 83% viscosa e 17% poliestere, con pile in viscosa, destinato al mercato Contract, pesa 790 grammi al metro lineare ed è tessuto in altezza cm 140.
07 - Manifattura Tessile di Nole M.T. - Nella vasta gamma di tessuti prodotti dal tessitore piemontese trovano, nel 2020, ampio spazio le collezioni legate al tema della Sostenibilità. Velluti e tessuti realizzati con cotoni organici certificati Gots e sovente usati in mischia con poliestere riciclati. Nell'immagine una serie di nuove proposte tutte giocate sul tema rosso e suoi dintorni.
08 - Güleser Tekstil - Per l'impresa tessile turca le principali parole d'ordine per le strategie di questi anni puntano su tessuti ad alto contenuto di fibre naturali e ad alto grado di riciclo. Per l'appuntamento di Francoforte abbiamo fotografato il tessuto Stenay, uno jacquard con un decoro geometrico in ciniglia in 52% cotone, 21% poliestere e 27% viscosa. Pesa 530 al metro quadro ed è in altezza cm 140.
09 - Imatex - Lo stand di Heimtextil del tessitore lombardo era quest'anno un vero e proprio inno al bouclè e a tutte le sue declinazioni. Tanta lana nei tessuti, spesso in mischia con lino nelle proposte più preziose o con l'acrilico per i tessuti più orientati al mondo Contract. Pesi molto variabili - dai 600 ai 1200 grammi al metro lineare - per tessuti che propongono d'interpretare il concetto di unito in modo diverso e originale.
10 - Francisco Jover - Molto attivo sul fronte della ricerca e della sostenibilità - produce da fonti rinnovabili, solare e gas, ¾ del proprio fabbisogno industriale riutilizzando anche i vapori generati - il tessitore spagnolo presenta un tessuto anti-elettrosmog denominato "Stop Radiation". Con un valore medio di assorbimento di 30db in un range di frequenze comprese tra 400Mhz e 3000Mhz aiuta a proteggersi dalle radiazioni schermando il campo elettromagnetico ad alta e bassa frequenza.
11 - Libeco - Il produttore belga, dopo un buon 2019, apre il 2020 insistendo sull'accento eco-sostenibile dei propri prodotti e processi. Il tessuto che presenta - dedicato alla decorazione e al light contract - è realizzato con una mischia fresca e performante di lino e poliammide.
12 - Martinelli Ginetto - L'universo dei "Pronti" del gruppo tessile della Val Seriana è vasto e in grado di rispondere alle esigenze di tanti profili di utilizzatore. Non è un caso che, a fianco di molte proposte tessili per la biancheria casa ci siano anche soluzioni perfette per il mondo del tendaggio. Cotoni e lini in mischia con lurex e poliestere per diversificare gli effetti di tessitura, le mani tessili e i pesi. Tutti i tessuti in altezza cm 300.
13 - Neutex Home Deco - Il produttore tedesco, oltre a essere una azienda completamente integrata e verticalizzata, è molto sensibile alle nuove tecnologie di comunicazione a contatto con la clientela. Nel 2019 ha sviluppato una app realizzata da hoc per fornire il proprio catalogo digitale ai clienti e facilitare ordini e scelte. Il tessuto che mette in evidenza si chiama Serenade e appartiene alla Spring Collection 2020. Serenade pesa 179 grammi al metro lineare, è declinato in 13 colori di cartella e in altezza cm 145.
14 - Parà - L'immagine a illustrazione delle novità presentate da Parà l'abbiamo dedicata a Myrto, una linea di tessuti a tecnica ratière smerigliato, tinta in pezza e realizzata in 57% cotone e 43% lino, pesa 420 grammi al metro quadro ed è in altezza cm 140.
15 - PIF - Da Casablanca il tessitore del Marocco propone un nuovo tessuto jacquard che va ad ampliare la sua offerta dedicata al mondo del Contract e, nello specifico, dell'antifiamma. Il tessuto, realizzato per l'Outdoor, è in 100% Trevira CS. La strategia dell'impresa marocchina nel 2019 si è orientata ad ampliare la propria attività nell'hotellerie e dell'hospitality in particolare in Cina. Una strategia che ha dato soddisfazione e che vorrebbero confermare nel 2020.
16 - Pozzi Arturo - Una serie di nuove ciniglie tinte in pezza dal tessitore lombardo. Da sinistra Stuart, in 51% viscosa e 49% cotone, al centro Beth to Basket, mischia di viscosa, poliestere e cotone per un geometrico jacquard e a destra Mamas, falso unito/rigato in 45% acrilico, 33% poliestere e 22% cotone. Pesi variabili tra 580 e gli 800 grammi al metro lineare e altezze intorno ai cm 140.
17 - J.A. Raymakers - Il tessitore olandese insiste sulla realizzazione di tessuti e velluti in prevalente materia naturale ma alte performance nell'ambito del Contract. Qui presenta un velluto in cotone (76%) e poliestere (24%) ad alte prestazioni: è antipiega, ad alta resistenza all'abrasione (35mila cicli Martindale) e flame retardant grazie a un trattamento di finissaggio con un appretto acrilico sul retro del tessuto.
18 - Redaelli Velluti a Division of Marzotto Lab - Dal brand tessile dell'universo Marzotto, una presenza in fiera scandita dal tema della Sostenibilità. Il processo più importante è Cinque Terre: tintura naturale realizzata con bio-polimeri che garantiscono performance e resistenze alla luce di altissima qualità. Una tecnologia completamente italiana.
19 - Sirio Tendaggi - Il tessitore lombardo lavora in stretto contatto con i suoi partner filatori e la tenda che illustriamo ne è una valida dimostrazione. Il filato infatti è realizzato ad hoc con la tecnica mouliné e la tessitura di questo tendaggio in lana (40%), lino (40%) e seta (20%) in trama risulta particolarmente delicata per la presenza di fili diversi (molteplici tensioni) in ordito. La tenda pesa 170 grammi al metro quadro ed è in altezza di cm 300.
20 - Spinelli Vincenzo - Nuove creazioni jacquard con una raffinata base di seta unita a cotone, viscosa e lurex, dedicate al mondo della decorazione e dell'imbottito, ma anche alla tappezzeria murale per i tessuti meno pesanti. Da una base di cartella colore che spazia tra le 12 e le 25 proposte, una serie di disegni coordinati con pesi variabili tra i 300 e i 350 grammi al metro lineare e altezze sempre in cm 140.
21 - Standfast & Barracks - Il produttore inglese, maestro indiscusso del tessuto stampato, viene da un 2019 chiuso con ottime performance ed è ottimista anche per l'anno appena inaugurato. Qui presenta una novità in stampa digitale: il motivo stampato si chiama Athena ed è un motivo ricco e pieno adatto anche a supporti piuttosto importanti e tessuti realizzati con trame evidenti.
22 - Manifatture Toscane Ta-Bru - Lo specialista toscano d'intrecci presenta alcune novità realizzate con fibra di cellulosa, totalmente naturale e perfettamente tingibile (nel caso di queste linee, tintura in pezza). Sono proposte che pesano tra i 400 e i 600 grammi metro lineare, sempre in altezza cm 140. In presenza d'intrecci di spessore variabile la lavorazione è accoppiata con cotoni organici a certificazione Gots.
23 - Torri Lana 1885 - Per il tessitore bergamasco presentiamo una selezione di tessuti molto pieni ma caratterizzati da una morbidezza straordinaria. Microbouclé realizzati con filati naturali - prevalentemente lana - con pesi variabili dai 600 ai 1200 grammi al metro lineare e con altezza di cm 140. Tessuti molto resistenti perfettamente adattabili al mercato residenziale o Contract.
24 - Dina-Vanelli Tekstil - Un classico intramontabile del segno grafico tessile: il pied de poule. Il tessitore turco lo interpreta piuttosto grande nel rapporto dimensionale sulla base di un tessuto composto dal 35% di fibra acrilica, il 30% di poliestere, il 20% di viscosa e il 15% di cotone. Un tessuto importante, da 825 grammi al metro lineare e altezza cm 140.
25 - Viganò - Tra le tantissime novità presentate dall'impresa lombarda abbiamo scelto una collezione nuova di zecca di tessuti in lana riciclata certificata GRS. Ce ne sono per ogni gusto: dalle tinte unite ai tessuti laminati, stampati digitali o trapuntati. Settanta colori uniti o mélange in cartella cromatica, pesi tra i 400 e i 500 grammi al metro lineare e altezze tra i 140 e i 150 centimetri.
PANORAMA MONDO TESSILE
Quel filato prossimo venturo
Parlando di tessuti si finisce, per forza, a parlare di fibre e filati. Parlando d'innovazione ed evoluzione nel tessile, succede la stessa cosa. Insomma la parte alta della filiera produttiva del nostro comparto (in questo caso arredamento o abbigliamento poco importa), quella dove si trova la materia prima o il più importante semilavorato dell'intero processo, in un modo o nell'altro è sempre protagonista della scena.
Legittima quindi la curiosità di capire a che punto è la produzione di filati, la ricerca sulle materie prime, siano esse naturali, artificiali o sintetiche e, soprattutto, verso cosa si orienta il futuro di questo mondo. Per fare ciò abbiamo chiesto l'autorevole opinione di una delle figure italiane più titolate e competenti proprio nell'ambito dello sviluppo e della ricerca nel tessile, Aldo Tempesti. Il manager, direttore dal 1998 del TexClubTec (Associazione Italiana del Tessile Tecnico), è oggi responsabile dell'area ricerca e innovazione di Sistema Moda Italia e Cluster Manager del Cluster Tecnologico nazionale "Made in Italy".
D. - Dott. Tempesti cominciamo a tracciare il quadro della situazione attuale in ordine a materie e filati...
R. - Per capire a che punto siamo, a livello mondiale, con la produzione e la ricerca sui filati, dobbiamo fare un passo indietro e ripercorrere brevemente la storia degli ultimi decenni nel comparto. Diciamo che negli anni '80 i grandi gruppi chimici erano dei veri colossi che dominavano e dettavano le regole al mercato. La Ricerca e Sviluppo di tali gruppi metteva a punto nuove materie prime, che venivano introdotte sul mercato che cercava di individuarne le possibili applicazioni. Poi, con la frammentazione di questi colossi, si è entrati in un periodo di caos che ha creato un certo disorientamento degli utilizzatori della filiera a valle che, dopo un necessario periodo di adattamento, sono diventati loro stessi motore di innovazione, indicando le linee di ricerca da sviluppare ai team dei produttori sulla base delle esigenze del mercato. Si è passati così dal classico "product oriented" a un più moderno "customer oriented". Un ciclo evolutivo che ha portato a una maggiore attenzione anche alle problematiche ambientali globali, in quanto i problemi sono diventati pressanti e urgenti, e gli stimoli arrivano "dal basso" e non sono calati esclusivamente dall'alto degli uffici marketing dei giganti dell’industria chimica.
Gli ultimi anni hanno visto la ricerca concentrarsi sempre più su tutto ciò che riguarda la sostenibilità, il riciclo e i processi di lavorazione ecocompatibili. Semplificando al massimo, se noi consideriamo il trinomio fibre naturali/artificiali/sintetiche come una linea retta con tre stop esattamente in quest'ordine, possiamo dire che la ricerca si orienta sempre più al centro per trovare una soluzione alle problematiche che si incontrano operando agli estremi. Quindi più fibre artificiali per limitare i problemi delle naturali e delle sintetiche. Questo in termini assolutamente generali, poi ci sono una miriade di precisazioni da fare.
D. - Quindi vuole dire, per esempio, che le fibre naturali non sono così virtuose come sembra?
R. - Ecco vede, c'è sempre bisogno di molte precisazioni quando si parla di questi argomenti. La questione non è se il cotone sia buono o cattivo. È ovvio che è buono, ma oggi sappiamo che la coltivazione di molte materie prime vegetali può creare, in relazione alle condizioni generali del pianeta, anche dei problemi. Non a caso la Commissione Europea all'interno del programma Horizon for Europe (2021-2027) finanzia moltissimi progetti di studio e ricerca sulla sostenibilità. Proprio sul cotone per esempio, tra pesticidi utilizzati, consumo d'acqua, grandi aree necessarie alla coltivazione, ci s'interroga su quali potrebbero essere materie naturali alternative meno impattanti per l'ecosistema. Allo stesso modo, nell'ambito delle sintetiche, c'è la questione dello smaltimento e dell'eventuale riuso e riciclo. Ma andiamo con ordine. Nella sfera delle fibre naturali si sta facendo grande sperimentazione su materie alternative al cotone, meno impattanti nella coltivazione da ogni punto di vista - quindi meno acqua e pesticidi - e, per ciò che riguarda noi europei, anche già presenti sui nostri territori nell'esperienza di coltura. Quindi lino e canapa. Non solo. La frammentazione dei grandi colossi che citavo prima, insieme all'evoluzione "4.0" delle imprese, ha permesso il fiorire, molto anche in Italia, di una serie d'interessantissime startup su progetti specifici di assoluto interesse: penso a una nuova impresa siciliana che lavora alla produzione di una fibra artificiale ottenuta dalle bucce delle arance, oppure a un'altra realtà, sempre del nostro Paese, che sta facendo ricerca avanzata sulla produzione di fibre dagli scarti della lavorazione del vino. Senza dimenticare chi si sta impegnando nel miglioramento del processo produttivo e delle applicazioni di fibre utilizzando come base piante infestanti, tipo l'ortica.
D. - Lei ha parlato di "Industria 4.0 e Digitalizzazione". Capitoli di cui si parla molto. Sono così importanti anche nel nostro settore?
R. - Sono fondamentali. La loro centralità deriva dal fatto che sono gli strumenti principali per dare gli strumenti a piccole e medie strutture a rispondere alle esigenze di un mercato ormai compresso nei quantitativi e nei tempi di consegna ma esteso nel ventaglio delle richieste e delle applicazioni.
Non solo. La digitalizzazione permette la nascita di piccole imprese che studiano e progettano processi interamente computerizzati - qualcosa che si potrebbe paragonare a una sorta di artigiano evoluto e moderno che usa le nuove tecnologie, - ma permette anche la programmazione dei processi produttivi delle grandi imprese verso lotti sempre più piccoli e diversificati di produzione. Penso, in questo caso, in primo luogo alla tintura. Poi c'è l'aspetto gestionale: il "4.0" consente un più facile adeguamento alle esigenze dell'economia circolare, e quindi del controllo degli scarti. In ultimo, la digitalizzazione dei processi produttivi, proprio perché permette di realizzare piccoli lotti di produzione rende all'impresa la necessaria flessibilità e rapidità per colloquiare facilmente col mondo del design. In poche parole "Industria 4.0 e Digitalizzazione" permettono la creazioni di nuovi modelli di business indispensabili per la sopravvivenza del tessile.
D. - Torniamo al futuro di fibre e filati. Ha parlato delle naturali: guardiamo ora a sintetiche e artificiali...
R. - Diciamo che in questo campo le parole d'ordine possono essere due: su filati in poliestere e poliammide si lavora sulla ricerca di bio polimeri che limitino l'uso di materie prime di fonti fossili in favore di rinnovabili, quindi possiamo dire che, anche in questo caso, ci si sposta dal sintetico all'artificiale. L'altra parola d'ordine è "riciclo": e questa la possiamo definire trasversale a tutte le fasi dei processi produttivi. La sfida è riutilizzare i prodotti a fine vita, quando di solito si fa "downgrading"e lo si butta via, creando invece "upgrading" e quindi una sua rinascita. Dal poliestere che, ripreso e trattato, e trasformato in un nuovo chip torna a essere un filato, alla polvere della lavorazione del marmo che si sta provando ad utilizzare per colorare le fibre. Rimanendo ancora in Italia cito un altro esempio: ci sono produttori di tende da sole che ritirano e riciclano gli scarti di produzione per crearne di nuove, limitando al massimo il peso del rifiuto tessile.
D. - Insomma lei ci disegna un futuro roseo e pieno d'investimenti e innovazione. È davvero così ottimista?
R. - Non è questione d'ottimismo. Lei mi ha chiesto dove va la ricerca per fibre e filati e io gliel'ho descritto. Poi vedremo cosa sarà davvero applicabile e cosa rimarrà un sogno nel cassetto. Le tendenze però sono assolutamente quelle che ho raccontato. Poi c'è un problema d'ineluttabilità: è indiscutibile e incontestabile il fatto che l'industria europea e quella italiana in particolare debbano rimanere all'avanguardia dei processi di produzione per fornire al mercato efficienza, soluzioni innovative e flessibilità. Solo così reggeranno la concorrenza mondiale. Altro fatto ineluttabile è che i problemi principali da risolvere per la filiera mondiale del tessile, a livello globale, sono la sostenibilità dei processi di coltivazione per le materie naturali, l'uso sempre minore di materie prime fossili (petrolio e suoi derivati, ndr), il riciclo e la gestione del rifiuto tessile. Questi sono temi imprescindibili e sono al centro dell’attenzione delle nostre attività di ricerca e innovazione sia come Sistema Moda Italia, che come Cluster Tecnologico "Made in Italy".
TENDENZE, DESIGN E DISTRIBUZIONE
"Mare textorum" ovvero: esiste il tessile Mediterraneo?
Proposte ha, nel suo DNA, la missione di essere l'esposizione selettiva e mondiale del tessuto d'arredamento e del tendaggio della miglior qualità. Possiamo, senza timor di smentite, dire che l'Italia è leader assoluta in questo segmento ma non è l'unico player esistente. Non a caso più di metà degli espositori della rassegna di Cernobbio provengono da altri paesi e, se ragioniamo in termini di produttori che per la loro provenienza si affacciano sulle rive del Mediterraneo scopriamo che siamo di fronte alla maggioranza di tutto il corpo espositivo. Dunque la domanda sorge spontanea: possiamo rintracciare un tratto comune, qualche segno di una storia condivisa, elementi di contiguità che si possono riferire a una tradizione tessile assolutamente millenaria e condivisa sulle varie sponde del "Mare Bianco di Mezzo" o "Mare Nostrum", come lo definivano gli arabi e i romani in antichità? Per provare a dare una risposta abbiamo posto alcune domande a Nabil Tazi, manager di PIF Textile, impresa tessile del Marocco, leader in quella nazione per il tessuto d'arredamento decorativo e da imbottito.
D. - Cominciamo da una breve storia della vostra azienda: siete un'azienda familiare, ma siete una tessitura di grandi dimensioni...
R. - Certamente. PIF Textile è leader in Marocco nella produzione di tessuti per imbottiti di lusso e di tessuti decorativi, ma non siamo solo una tessitura bensì un'industria verticale e completa. PIF è l’acronimo di "production", "imprints" e "finishing". La nostra azienda è stata fondata nel 1975 ed esporta in oltre 40 paesi in tutto il mondo. La nostra filosofia è basata su un design senza tempo per prodotti di fascia alta e su un servizio moderno ed efficiente: quindi assistenza pre e post vendita, alta capacità di fast sampling e un approccio sempre orientato al customer first. La nostra lunga tradizione familiare ci ha permesso di coltivare e mantenere relazioni di lungo periodo con i nostri clienti e questo è un valore molto prezioso che, unito alla forza del vasto inventario di filati e di prodotti che abbiamo ci rende un partner affidabile e costante per la clientela. La nostra integrazione verticale, con tintura in filo e in pezza e unità di finissaggio, oltre una capacità di tessitura di 120 telai, ci consente di rispondere a qualsiasi richiesta sia per il settore residenziale che per il settore contract. Possiamo garantire non soltanto la disponibilità di una gamma colori molto ampia, ma anche una qualità di livello superiore. Le nostre collezioni possono soddisfare richieste da ogni tipologia di cliente: dai produttori di mobili imbottiti, ai tessuti per la decorazione, al mondo dell'outdoor fino a quelli più tecnici e performanti per il mondo del Contract (per lo più ignifughi in Trevira CS).
D. - Quali tendenze, estetiche e cromatiche state preparando per la stagione 2020 di vendita?
R. - Noi esportiamo i nostri prodotti in tutto il mondo, e quindi diversifichiamo sempre le nostre qualità e gli stili delle creazioni tessili stili per soddisfare la più ampia gamma di clienti. Alcune delle nostre collezioni potrebbero essere definite Chic & Modern, con motivi decorativi eleganti e colori molto tenui, ideali per vestire interni lussuosi o palazzi e hotel sofisticati. Siamo molto attenti ai processi di tessitura e di finissaggio offrendo, anche della stessa proposta di tessuto, diverse qualità di filato (dalle fibre naturali fino alle proposte in Trevira CS per il Contract) per mostrare ai nostri clienti che in ogni versione, anche quelle più tecniche ignifughe, riusciamo a mantenere mani ed effetti simili al naturale. Poi ci sono altre linee di proposta più vivaci e trendy: con colori allegri e segni grafici e decorativi più caratterizzanti come i disegni etno-chic o l'impronta pop-modern.
Se passiamo al mondo dell'outdoor troviamo collezioni ovviamente molto tecniche e performanti (Trevira CS) con una vasta gamma di colori forti e solari, ideali per essere collocati in qualsiasi spazio all'aperto, su una nave da crociera o in un interno accogliente.
In sintesi però la nostra tradizione tessile è molto legata alla materia naturale. Non a caso abbiamo sviluppato molte linee tessili che rispondono all'esigenza di una dimensione industriale e commerciale responsabile attraverso l'utilizzo di materie riciclate (nel nostro caso il cotone).
D. - Si può dire che esiste un tessuto "Mediterraneo", ovvero uno stile, un filo conduttore decorativo tra i mondi tessili che storicamente si affacciano sulle rive di questo mare a cavallo tra Europa e Africa?
R. - L'area del Mediterraneo è stata, nel corso della storia, la culla della civiltà umana. La sua storia dell'arte è molto ricca e ha influenzato l'umanità fin dai primi anni. Un tessuto mediterraneo ha certamente una dimensione e un'autenticità plurale. Possiamo evocare così tante arti mediterranee: bizantina, romana, rinascimentale, greca, moresca, egiziana, iberica, eccetera. Tutte queste influenze sono state rappresentate attraverso tessuti domestici e decorazioni per interni. Possiamo semplicemente evocare l'impatto di alcune regioni o città del Mediterraneo sulla storia del tessile come Damasco, Toile de Jouy e tante altre. Quindi direi che certamente esiste un filo conduttore estetico tra queste tradizioni tessili. Ma c'è anche, per molte imprese, una sorta di genius loci, di capacità industriale e manuale che altri faticano ad avere nella sfera della produzione tessile.
D. - Della sterminata tradizione tessile e decorativa del mondo arabo quanto voi proponete e inserite nelle vostre collezione?
R. - Come azienda marocchina che è in contatto anche con il Medio Oriente, ogni tanto riceviamo richieste di riprodurre, attraverso la nostra sensibilità, un'interpretazione di alcuni documenti autentici che rappresentano figure geometriche arabe o mosaico "Zellige". È sempre un piacere vivere questo tipo di esperienze, per sentire la dimensione e l'impatto di una tradizione decorativa così ricca e gratificante.
D. - Da un punto di vista delle fibre e delle tecniche di tessitura, quali sono le vostre preferenze? E cosa vi chiede il compratore internazionale quando stabilisce un rapporto con voi?
R. - Il cuore della nostra azienda e della nostra attività sono la creatività e lo sviluppo del prodotto. La nostra lunga esperienza nel tessile per l'arredamento ci aiuta a tradurre le esigenze dei nostri clienti anche quando hanno aspettative molto elevate. È sempre una sfida gratificante riuscire a soddisfare le esigenze dei nostri clienti. Per ottenere questi successi è necessario però ascoltare attentamente le loro aspettative, comprendere e sentire il background culturale che esprimono e tradurlo in un prodotto che sarà apprezzato nel tempo. Tale processo richiede, tra i partner, una comprensione reciproca, fiducia e considerazione. Questa è la chiave del successo di qualsiasi relazione a lungo termine.
D. - Che opinione avete di Proposte e che ruolo secondo voi può svolgere sul piano del mercato globale?
R. - La personalità di Proposte è chiara e definita: è la mostra di tessili per la casa dell'élite tra i professionisti del mondo del nostro comparto. Il suo ruolo è quindi quello di mantenere il livello più alto possibile, selezionando le aziende di fascia alta in modo da rimanere come "evento di tendenza delle tendenze" in tutto il mondo.